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Italia Oggi

Il Tavernello è il vino più noto ai consumatori ... “Il vino più noto ai consumatori italiani? È il Tavernello”. Pronunciata al “Boroli Wme Forum”, quest’anno dedicato al valore della comunicazione, un’affermazione del genere può suonare come una bestemmia. Eppure questa è la realtà, suffragata da un’indagine di mercato, messa sul tavolo da Giovanni Geddes da Filicaja, Ceo della blasonatissima “Ornellaia”. Sì perché la conoscenza diffusa di un marchio sta tutta nel linguaggio e nella forza di farsi ascoltare. “Il linguaggio del vino deve essere semplice
e condiviso”, sottolinea Jean Robert Ritte, presidente della Academie du
vin de France: “Chi produce deve parlare la stessa lingua di chi compra, senza tecnicismi o immagini barocche”. Una linea di pensiero apprezzata da Pierre Godet, vicepresidente di Lvmh: “Bisogna comunicare ciò che il pubblico capisce e poiché tutti sanno che il vino prende valore nel tempo la cosa importante è farne conoscere la storia e le caratteristiche che costituiscono la base di questo valore”. E così anche per Margareth Henriquez, presidente della Krug:
“Informazioni tecniche, punteggi dei critici si dimenticano in fretta, di indelebile nella memoria del consumatore c’è solo il piacere e l’emozione di provarlo. Ma anche il più grande prodotto non ha futuro senza una comunicazione efficace”. E a conferma di quanto dice la numero uno di Krug indica il 20% del volume d’affari che la celebre maison de Champagne destina ogni anno a supportare la reputazione del suo marchio. In Italia la quote investita in comunicazione scende al 7,5% con Ornellaia al 5% con Banfi e Pio Cesare, ma le realtà aziendali sono parecchio differenti da quelle delle bollicine d’oltralpe. “Perché”, conferma Pio Boffa, patron dell’antica casa albese “lavoriamo in un territorio diverso e siamo gente diversa, scontrosi
come il vino che produciamo, ma chi lo capisce difficilmente ne fa a meno”. Tant’è vero che un barolista come Roberto Voerzio certifica: “Le 60 mila bottiglie all’anno che produco sono già vendute prima di uscire di cantina”. Curiose analogie con la lontana California, dove Larry Turley si è specializzato in Zinfandel: “Per noi” dice “è importante comunicare che facciamo il vino che ci piace, costruendo la nostra storia senza copiarla”. Impossibile infine trascurare i social media dove, come ricorda Enrico Viglierchio della Banfi “un messaggio è diretto a un certo pubblico, ma viene ricevuto dal mondo”. Questo il punto: svegliare il pubblico dormiente di un mondo che ha voglia di bere vino.

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