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Italia Oggi

Esplode lo scisma dell’Amarone ... Otto delle 11 Famiglie lasciano il consorzio Valpolicella ... “Sono semplicemente le Famiglie. Tutto il resto delle parole è in più”. Otto aziende uscite dal Consorzio della Valpolicella, due procedure legali, una in Italia e una alla Ue, per la tutela del nome Amarone. Che ci sia una guerra in atto tra Consorzio della Valpolicella e gli scismatici delle Famiglie dell’Amarone d’Arte lo si capisce fin dalle prima frase con la quale il presidente del Consorzio Christian Marchesini risponde alle domande di ItaliaOggi. “Sei mesi fa abbiamo chiesto alle Famiglie di ritirare la registrazione del nome Amarone nella loro associazione. Non abbiamo avuto risposta, abbiamo avviato le nostre azioni legali, anche su suggerimento del ministero delle Politiche agricole che abbiamo interpellato sulla legittimità dell’associazione e del suo operato, e il fatto che otto di loro siano uscite ha semplicemente preceduto la nostra intenzione di cancellarle. Era un atto dovuto visto il conflitto di interessi”. L’associazione delle Famiglie nasce nel 2009 conta 11 aziende, alcune, come Masi, già fuori dal Consorzio. Le otto che hanno annunciato la scissione sono Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Speri, Tominasi, Venturini, Tenuta Sant’Antonio e Zenato.
Sulla questione la presidente, Marilisa Allegrini ha fatto sapere di non voler commentare: “Ci sono implicazioni di natura diversa da quella di semplice comunicazione, non sono in grado in questo momento di fare alcuna dichiarazione”. L’associazione nasce allo scopo “di salvaguardare e promuovere la vera qualità dell’Amarone da loro prodotto, suffragata anche dall’apposizione di
un ologramma
adesivo sulle loro bottiglie”, continua Marchesini. “Questo fatto ha una frattura importante all interno della denominazione, provocando un danno
immagine a tutto il settore produttivo coinvolto e insinuando che la Docg prodotta da circa 270 aziende”. Scontri c’erano già stati, come quello sulla opportunità di allargare la Dop ai terreni di pianura. Adesso si è arrivati alla rottura. “La nostra azione legale è un atto dovuto per la protezione della Dop, non può essere utilizzato il termine Amarone. Non è possibile da parte di un privato registrare un marchio che contenga al suo interno una denominazione di origine protetta. Se si chiamavano Famiglie del Vino d’Arte andava tutto bene. Il termine Amarone è stato utilizzato indebitamente, si crea dicotomia all’interno della denominazione, nasce la domanda cosa sia uno se l’altro è d’arte. La nostra azione è per riportare la legalità, siamo noi i delegati alla tutela del marchio. Certo, dispiace, ma dobbiamo difendere tutti”. Marchesini critica anche la scelta cli darsi un disciplinare. “Non c’è nessuno che controlli, che certifichi l’applicazione del loro codice di autodisciplina. Non c’è nessuno che garantisca che venga rispettato”. Ma alla fine il presidente lascia aperta la porta. “Se loro rinunciassero al termine Amarone, non ci sarebbe niente da eccepire. Ma allo stato attuale non si può creare differenziale tra le loro aziende e quelle del resto della denominazione”.

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