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Italia Oggi

Il Tour de France quest’anno sarà sponsorizzato nelle tappe estere nientemeno che da un vino cileno ... Più che uno scandalo, una bestemmia, un oltraggio alla viticoltura francese. L’Amaury Sport Organization, la società che organizza il Tour de France (che parte il 2 luglio prossimo da Mont Saint-Michel e si conclude con la classica salita del Mont Ventoux, in Provenza, il 12 luglio, due giorni prima della Festa Nazionale) ha scelto come sponsor dell’evento ciclistico più amato dai francesi (risale al 1903) il vino cileno “Bicicleta” (bianco e rosso) prodotto dal colosso “Concha Y Toros”, primo esportatore sudamericano, in cambio di 400 mila euro all’anno fino al 2017.
Per la verità, la sponsorizzazione del vino cileno “copre” solo le tappe del Tour fuori dalla Francia - in Svizzera, Andorra e Spagna - perché qui la pubblicità del vino (e del tabacco) è vietata dalla
legge Evin (un ministro socialista al tempo della presidenza Mitterrand) del 1991. Ma ai viticoltori francesi è apparsa in ogni caso come un affronto insopportabile. E così, guidati dal presidente dei produttori dell’Aude (un dipartimento della Languedoc-Roussilbn), Frédric Rouanet, hanno già fatto sapere al patron del Tour, Christian Prudhomme, un ex giornalista
sportivo della Cinq, che bloccheranno tutte le tappe del giro se non si chiariranno i termini del contratto di sponsorizzazione con i “nemici” cileni (che, in effetti, l’anno scorso, hanno superato per la prima volta i francesi sul mercato giapponese).
E siccome non è questo il momento di sfidare la “colère” degli agricoltori, già abbastanza inviperiti per i difficilissimi negoziati con le grandi catene commerciali, da Auchan a Carrefour a Leclerc che hanno offerto prezzi inferiori a quelli dell’anno scorso, è scesa in campo l’agenzia pubblica Agrimer, una sorta di Ice che accompagna l’export del vino francese in tutto il mondo, cercando di mediare tra le esigenze degli organizzatori del Tour (a cui i 400 mila euro all’anno dei cileni fanno comodo) e quelli dei “vignerons” alle prese con una crisi
dell’export causata anche dalla concorrenza sui
mercati internazionali dei vini sudamericare). Jéròme Despey, presidente di Agrimer, ha dovuto fare appello a tutte le sue doti diplomatiche per arrivare a un compromesso (ancora tutto da valutare: coni contadini francesi non c’è mai da stare tranquilli).
I viticoltori francesi potranno essere presenti con i loro prodotti e i loro stand alla partenza e all’arrivo delle varie tappe del Tour, ma non potranno fare pubblicità durante carovana del giro per non violare legge Evin. Il patron
i del Tour, Prudhomme, è L d’accordo (“Nessuna difficoltà a riservare degli
spazi peri nostri viticoltori alla partenza e agli
arrivi, come abbiamo fatto, domenica 6 marzo, per la 74 edizione della Parigi-Nizza” ha dichiarate conciliante); il presidente dei vignerons dell’Aude, Rouanet, che parla a nome di tutti i suoi colleghi francesi, è più prudente: “Aspettiamo di vedere se agli impegni seguiranno i fatti. Vogliamo incontrare Prudhomme e leggere insieme il contratto di sponsorizzazione che ha firmato con i cileni di Concha y Toros, che sono i nostri grandi competitori sui mercati internazionali. E vogliamo anche avere rassicurazioni sulle prossime sponsorizzazioni. Possibile che non si trovi uno sponsor francese per il Tour de France?”.

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