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Italia Oggi

Italia culla del vino biologico. E la gdo ne scopre il potenziale ... L’Italia è la patria del vino biologico: con 72.300 ettari, 10 mila aziende agricole e 1.300 cantine, nello Stivale si trova il. 22% dei vigneti biologici del mondo. Il comparto - 4,5 milioni di ettolitri prodotti - sta vivendo un periodo di crescita. “Nel 201.3 c’è stato un incremento delle superfici bio del 18% e nel 2014 del 6,5%”, spiega Roberto Pinton, segretario di Assobio, l’associazione dei trasformatori e distributori di FederBio.

Le regioni con più vigneti bio sono Sicilia (27 mila ettari, il 37% della superficie a vite bio d’Italia, con Nero d’Avola, Ansolica, Catarrato, Salaparuta, Etna, Shiraz), Puglia (Primitivo, Negramaro, Salice salentino, Aleatico) e Toscana (Chianti. Morellino di Scansano. Brunello di Montalcino, Vernaccia di San Gimignano, Nobile di Montepulciano). Ma se guardiamo al peso delle superfici a vite biologica in relazione alla superficie bio della regione, ad averla maggior incidenza sono Veneto (Prosecco, Valpolicella, Luson Guamaggiore, Soave, Bardolino), Friuli Venezia Giulia (Cellio, Grave del Friuli, Isonzo, Colli orientali del Friuli) e Abruzzo (Montepulciano, Trebbiano, Cerasuolo).

“Fino allo scorso anno il vino bio era un prodotto destinato in prevalenza all’export”, aggiunge Pinton, “poi la gdo si è finalmente resa conto che il segmento è interessante e le bottiglie di vino bio sono state inserite nelle politiche di assortimento dei punti vendita. Il prodotto ha avuto un gradimento tale da cogliere impreparati i buyer, è frequente notare il classico buco nello scaffale, dovuto a una domanda significativa a cui le catene non erano pronte”. L’export resta importante e, dall’osservatorio di Assobio, Pinton rileva nella Germania il bacino di riferimento, mentre fuori dall’Ue “Usa, Giappone, Russia, Corea e Brasile sono mercati di rilievo”. Il mercato del vino biologico mostra segnali di maturità, con le aziende che propongono prodotti qualitativamente elevati, “e con una spesa tra i sei e gli otto curo si può acquistare un vino coi fiocchi”, rileva Pinton, “perché per fare vino bio si usano meno coadiuvanti tecnologici rispetto al convenzionale e quindi si lavorano uve di qualità più elevata”. In Italia la prima Regione a emanare una legge sull’agricoltura biologica è stata le Marche nel 1990. E qui nel 201,3 è nato un consorzio di vignaioli biologici creato dal basso, per iniziativa dei produttori e senza finanziamenti pubblici: Terroir Marche, che il 21-22 maggio proporrà ad Ascoli la seconda edizione dell’omonima fiera dove sarà suggellato un gemellaggio con i viticoltori biologici tedeschi della Mosella. “Il nostro consorzio”, spiega il presidente Federico Pugnati, “si caratterizza per alcuni punti fermi. Ci lega la scelta di un’agricoltura non solo biologica, ma sostenibile a 360 gradi, che si riconosce nella difesa dell’ambiente e del paesaggio, nella giusta remunerazione del lavoro, nella correttezza dei rapporti di lavoro e delle relazioni umane”.

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