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Italia Oggi

La Valpolicella chiude le botti ... No all’aumento dei vigneti in Valpolicella per non mettere sul mercato troppo vino

che potrebbe provocare un calo dei prezzi. “L’aumento del 15% della superficie vitata dal 2010 ad oggi e la prospettiva di altri 533 ettari che entreranno in produzione nei prossimi due anni ci hanno convinto a

chiedere alla regione Veneto la prosecuzione della sospensione temporanea dell’iscrizione dei vigneti allo Schedario viticolo veneto”, commenta Christian Marchesini, presidente del Consorzio Vini Valpolicella. La proroga del blocco, attivato a luglio 2010, è frutto

di valutazioni di lungo periodo per calmierare l’offerta sul mercato e mantenere la redditività del comparto oltre a tenere alta la qualità. Per Olga Bussinello,

direttore del Consorzio “nei primi 4 mesi del 2016, i dati di vendita nel canale della distribuzione moderna vedono il Valpolicella spuntare un prezzo medio di 4,30 centesimi. Buone anche le performance del Valpolicella Ripasso, in crescita del 20% sul 2015 in valore e del 19% in volume. Meno presente l’Amarone, che in questo canale di vendita spunta prezzi più alti, quindi non competitivi. Il quadro dunque, benché positivo, richiede attenta valutazione per mantenere le performance attese nel medio e lungo periodo”. Ecco perché lo stop ai nuovi vigneti. “Dal 2000 al 2015 la superficie vitata è aumentata del 45%, passando da 5.229 a 7.596 ettari, e la produzione totale di

uve di oltre il 55%, da 534.451 a 831.556 quintali. Il livello attuale di i ivendicazione della denominazione è prossimo al limite massimo e quindi, salvo che in annate meteorologicamente avverse, avremo comunque un aumento di produzione”, continua Bussinello. Per adesso la situazione di mercato non è preoccupante e i prezzi sono stabili, ma la misura “non ha trascurato di valutare i volumi

di export e l’andamento dei consumi, in particolare negli Stati Uniti, Gran

Bretagna e Italia”. E per il presidente

Marchesini è “molto importante condividere con i grandi imbottigliatori l’andamento dei mercati. Contiamo su una presa di coscienza da parte degli imbottigliatori fuori zona. Anche su di loro incombe la responsabilità della qualità di ciò che mettono in commercio, visto che molti non hanno un rapporto diretto con il Consorzio e quindi con il territorio”.

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