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Italia Oggi

In Cina cambiate nome ai vini ... Wang: un vino veronese? Chiamatelo Romeo e Giulietta ... Cambiare il nome ai vini, renderli più comprensibili, sfoltire la selva di denominazioni. E il suggerimento che dà Tao Weng, vice generai manager dello Shanghai Morning Post, ai produttori italiani di vino che vogliono affrontare il mercato cinese. Gli ha fatto eco Zuming Wang, vicesegretario generale del Chinese Alcohol Bureau, che ha aggiunto: “Un vino veronese, ad esempio, potrebbe chiamarsi Romeo e Giuletta”. A Verona, in occasione del convegno organizzato da Business Strategies sul mercato cinese durante wine2wine, sono fioccati gli esempi. “I francesi hanno saputo adattare il loro prodotto al mercato, cambiando i nomi
in parole cinesi dal significato
evocativo, semplici e facili da
ricordare, come lo Chardon
nay che viene chiamato Perla
al tramonto”, ha detto Weng.
Tra le ragioni che pesano sul
posizionamento del prodotto made in Italy nel mercato
cinese - al quinto posto dopo
Francia, Australia, Cile e Spagna, con una micro-quota pari
a mi ottavo dì quella dei con-
correnti d’oltralpe (5,6% contro
il 43,3%) - c’è il fatto che i vini italiani sono poco promossi e poco conosciuti. A pesare sono la varietà delle denominazioni, la lunghezza e la complessità dei nomi che rendono i vini italiani di difficile comprensione
per i consumatori cinesi. “La
cucina cinese porta in tavola
molte portate diverse contemporaneamente, una tradizione
che rende difficoltosi gli abbinamenti enogastronomici e che
impedisce alla ristorazione di
diventare un canale di penetrazione efficace e capillare”, ha continuato Weng. In Cina
il vino prende sempre più piede. Il 2016 sarà l’anno del sorpasso nel consumo di vini da uva rispetto a quelli da riso. A dare impennata al trend sono stati i consumi domestici, arrivati al 55% del totale, vendite off trade destinate a crescere fino al 73% nel 2020. E in crescita è anche l’online passato dal 2 al 19% in soli cinque anni. È l’analisi dell’Osservatorio Paesi terzi Business Strategies-Wine Monitor Nomisma secondo cui, anche l’Italia è cresciuta del 28% nei primi 10 mesi del 2016 per arrivare a 96,5 mln di euro di fatturato.

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