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Italia Oggi

Folonari al tornante della storia … La storica azienda toscana cambia guida. Al padre Ambrogio succede il figlio Giovanni... Il futuro è nel Chianti e nella ricettività. La Cina non attrae... Cambio generazionale alla guida di Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, l’azienda che vanta 6 tenute di proprietà per un’estensione complessiva di 350 ettari tutti in territorio toscano e nata nel 2000 per scissione dalla Ruffino, poi passata all’americana Constellation Brands. Ambrogio Folonari, 88 anni, ha ceduto il comando al figlio Giovanni che è diventato presidente. «C’è voluto un po’ di tempo perché nella mia famiglia per tradizione si muore in ufficio. Solo un mio zio è andato in pensione», commenta con ironia, a ItaliaOggi Giovanni Folonari.
Domanda. Cosa cambia con questo passaggio di testimone?

Risposta. Mio padre è presidente onorario, e continuerà a venire in ufficio tutti i giorni. Mette bocca dappertutto, ma va bene. Ha una grandissima esperienza dalla quale c’è molto da imparare e, anche se con differenze di generazione, ci si riesce a ragionare. L’ha presa bene, ha capito. Anche perché lo lasciamo continuare a essere presente.

D. Un tipico nodo nei ricambi generazionali è nella gestione di chi lascia.

R. Fondamentale è continuare a mantenere il legame. La persona con più esperienza vorrebbe fare tutto di testa propria e non sentire nessuno. Il giovane è senza esperienza, ma vorrebbe cambiare il mondo. Il meccanismo funziona se l’anziano capisce che il mondo cambia e se il giovane sa essere diplomatico. E io sono molto diplomatico.

D. Il ricambio è importante, dunque.

R. La nostra famiglia si è sempre messa in discussione. Se fossimo stati ancorati alle nostre tradizioni saremmo rimasti al tempo della Folonari.

D. Dove va adesso la Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute?

R. Ci siamo concentrati sul territorio e sui vini legati alla zona in cui nascono. Dallo scorso anno, quando ho assunto l’ad Bruno Alvisini, abbiamo puntato sull’immagine, sulla qualità e sul Chianti Classico. Crediamo molto in questa Doc, il Chianti è il vino più conosciuto al mondo.

D. Qual è il mercato del vostro vino?

R. Abbiamo un fatturato di 9 mln di euro e una produzione da 1,4 milioni di bottiglie. Contrariamente ai nostri competitor che esportano fino all’80%, il 50% del nostro mercato è italiano. È importante vendere in Italia anche se l’ideale sarebbe arrivare a un 40% Italia, 60% estero. Nell’export andiamo molto forte negli Usa, ma lavoriamo molto in Europa, nei paesi dell’Est, in Canada, Brasile e Giappone. Non è molto interessante, invece, la Cina dove in generale non c’è una gran passione per il vino.

D. Avete sei aziende, tutte in Toscana. Ma non fate soltanto vino...

R. Abbiamo ristrutturato Borgo Cabreo per fare ricettività di alto livello ed è stata una scelta azzeccata. A tre settimane dall’inaugurazione abbiamo avuto sempre tutto esaurito.

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