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Italia Oggi

La vendemmia francese ancora peggio del previsto … Arrivano i dati ufficiali della vendemmia 2017 e ai vignerons non resta che rifugiarsi dietro i dati dell’export 2016 che confermano, ancora una volta, il dinamismo della wine industry francese che, pur con mille differenze tra mercato e mercato, Usa e Cina, per esempio, ha portato sul piatto della bilancia commerciale qualcosa come 11,9 miliardi di euro di vendite, un po’ meno del settore aeronautico (leggasi Airbus) ma molto di più della moda e dei cosmetici. I numeri di quest’anno, invece (come aveva anticipato ItaliaOggi del 13 settembre), sono quasi tutti negativi con una produzione complessiva, ormai accertata dalle rilevazioni di Agrimer, l’Ismea francese, di 36,9 milioni di ettolitri, 6,3 milioni in meno rispetto
al 2016 che aveva regalato un’annata record, per quantità, da 43,2 milioni di ettolitri. Colpa del gelo primaverile e del caldo torrido di agosto, come si sa, che hanno colpito la Francia così come l’Italia
e la Spagna mettendo in ginocchio tutta l’Europa vinicola. Il gelo primaverile, per esempio, ha letteralmente distrutto i vigneti della Gironda e della regione del Bordeaux dove si sono registrati cali fino al 50%. Lo stesso è accaduto nella regione dello Jura, nella Valle del Rodano, nel Vaucluse, nel Gard, nell’Ilerault, insomma in tutta la fascia vinicola mediterranea. Ma anche nella Francia atlantica, soprattutto nello Charente (dove si coltivano le uve del Cognac) il bilancio è drammatico con cali a due cifre, -35% nel Midi-Pyrénées e -30% nello Charente. Record negativi del -30% in certe aree del Gard e della Languedoc - Roussillon. E ancora peggio in Alsazia dove il crollo si misura nell’ordine di milioni di ettolitri. Il calo è stato ancora più pesante rispetto alle previsioni, già pessimistiche, di Agreste, il servizio statistico del Ministero dell’Agricoltura, che aveva stimato a inizio settembre una produzione di 37,2 milioni di ettolitri, mentre il saldo finale è stato di 36,9 milioni come si diceva all’inizio. Solo nel 1945, dopo la guerra, c’è stata una vendemmia così misera. Al momento solo tre distretti enologici sono scampati al disastro. La Champagne, nonostante il gelo primaverile abbia distrutto il 23% della fioritura, alla fine ha chiuso in pareggio, cioè con gli stessi volumi del. 2016, seppure in calo del 9% rispetto alla media del quinquennio. Anche la Loira chiude con il segno positivo (+8%) e la Borgogna si prende quasi la rivincita sul Bordolese e la Gironda con un +12% rispetto al 2016. Il vino, però, non mancherà perché le cantine “sont pleines de vins pas ancore revendiqué”, come spiegano al Ministero, cioè traboccano di vino non ancora rivendicato, non ancora dichiarato ai Consorzi e quindi fuori dalla contabilità enologica del Paese. In ogni caso le graduatorie mondiali restano immutate: Italia al primo posto, Francia al secondo e terza la Spagna come anticipa un report dell’Oiv, l’organizzazione mondiale del vino, che renderà noti i dati martedì 24 ottobre in una conferenza stampa qui a Parigi.

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