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Italia Oggi

L’export premia la reputazione ... Negli Usa i vini oltre 20 $ crescono di più... Reputazione elevata. È questa la nuova sfida del vino italiano sui mercati stranieri declinata insieme a cultura e ricerca della qualità per ottenere quelli che vengono definiti “fine wine”. La “premiumization” è una tendenza che si consolida in molti mercati. Come evidenzia una ricerca di Istituto Grandi Marchi e Nomisma Wine Monitor condotta negli Stati Uniti dove, nell’ultimo quinquennio, il prezzo dei vini fermi imbottigliati importati è cresciuto di quasi il 10% e le vendite di vino con prezzo superiore a 20 $ a bottiglia sono cresciute di quasi l’8%, contro il 2,4% dei vini con prezzo inferiore. La ricerca mette in evidenza come l’Italia, in questo contesto, abbia un enorme vantaggio competitivo. Il binomio “fine wine” e “made in Italy” riscuote grande successo negli Stati Uniti dove un terzo dei
consumatori di vino indica “Italia” quando pensa ai produttori di vini di alta qualità e Barolo, Amarone e Brunello di Montalcino i “fine wine” italiani più citati spontaneamente, così come Piemonte e Toscana tra le regioni più spesso ricordate. Ecco perché per il presidente dell’istituto, Piero Mastroberardino, occorre “lavorare con grande determinazione ed efficacia alla ricerca del corretto posizionamento di pregio per il nostro prodotto, lavorando sempre più per la crescita del valore perché i volumi discendano da un corretto approccio al valore e non da una logica di price competition. I volumi senza il valore portano allo sgretolamento della filiera per mancanza di capacità di remunerare gli investimenti effettuati”. Circa un terzo dei consumi statunitensi di vino si riferisce a prodotti d’importazione.

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