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Italia Oggi

Il vino sfonda in Cina … Primo bimestre 2018: superata la Spagna e i fermi francesi a prezzo medio... L’export made in Italy sale del 35%... La Cina brinda col vino straniero. Nel primo bimestre 2018 volano le importazioni nell’ex Celeste impero: dopo aver chiuso lo scorso anno con l’ennesimo trend di crescita (+15,1%), si manifesta anche un boom dell’import in valore pari al 19,7%. E l’Italia, stavolta, è sugli scudi. Trainato dai rossi (un colore considerato fortunato dell’anno del cane cinese), lo Stivale enologico fa segnare addirittura un +34,7% (sempre in valore); è la performance migliore nella top five dei principali paesi importatori. Di più: il Belpaese guadagna anche una posizione in classifica, superando la Spagna e collocandosi al quarto posto tra i principali produttori che vendono vino ai cinesi. Il dato emerge a pochi giorni dal Vinitaly ed è frutto dell’ultima analisi dell’Osservatorio del vino Paesi terzi di Business Strategies, effettuata sulle elaborazioni , realizzate in collaborazione con Nomisma-Wine Monitor. Attenzione, i dati import sono particolarmente affidabili perché usano come fonte i flussi registrati dalle dogane cinesi, aggiornati al primo bimestre 2018. L’analisi. In dettaglio, il report rivela che, tra gennaio e febbraio, l’Italia ha superato i 30 mln di euro in valore di esportazioni in Cina; ciò che più conta, però, è che ha dato uno scossone significativo alla propria quota di mercato, attualmente al 7% (era al 6,2% a fine 2017). In più, per la prima volta le aziende vitivinicole hanno superato al fotofinish la Francia sul fronte del prezzo medio dei vini fermi imbottigliati (4,24 euro contro 4,23 al litro), che rappresentano il 91% dell’intero mercato delle importazioni. “Sempre di più”, ha commentato la ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta, “mentre gli Stati Uniti sembrano voler chiudere i propri fronti commerciali i cinesi aprono autostrade di libero scambio, non solo nel settore enologico. E il discorso (di ieri per chi legge, ndr) del presidente Xi Jinping al Forum economico di Boao - la Davos asiatica - in cui annuncia nuove aperture sul sistema cinese e abbassamenti delle barriere commerciali, conferma un cambio di rotta molto significativo del business globale. La strada del nostro vino in Cina”, ha concluso Ballotta “è appena iniziata, è ancora lunga, e passa attraverso un’azione di conoscenza della cultura enologica italiana, che stiamo portando avanti anche in partnership con lo Shanghai Morning Post, il principale media della metropoli asiatica”. Il trend del mercato. Complessivamente a gennaio-febbraio la Cina ha importato vino in valore di quasi 430 milioni di euro, con una crescita degli ordini da tutti i principali player del mercato. Rallenta però il market leader, la Francia, che fissa l’incremento a +12,1% (164 milioni di euro), con l’Australia, aiutata dai dazi ridotti, in prepotente rimonta (+28,2%, a 110 milioni di euro). Seguono il Cile, (+12,7, 49 milioni di euro) e l’Italia, che con 30 milioni di euro di vendite supera di quasi 2 milioni di euro la pur lusinghiera performance spagnola (+22,7%). Prosegue infine, seppur con numeri ancora estremamente limitati, la crescita della domanda di sparkling (+39,9), con una partita sin qui a due: la Francia che conduce con un controvalore di 5,2 milioni di euro (+30,9) e l’Italia, in recupero a +43,9% e 3,3 milioni di euro di vendite. Un segmento, quello degli sparkling, che soffre meno la concorrenza del mercato interno, che soddisfa - occorre ricordarlo - quasi i due terzi della domanda di vino nel Paese del Dragone.

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