Drei (Fedagripesca): no all’estirpazione dei vigneti … No all’estirpazione dei vigneti, che aprirebbe la strada ai paesi concorrenti, preferendo ad un taglio della produzione tout court una valutazione territorio per territorio. Forte dissenso sul Fondo Unico in cui verrebbero accorpate le politiche europee, comprese le risorse della Pac, mentre contro la scure dei dazi Usa servono più promozione, risorse e snellimento delle procedure per portare il Made in Italy su mercati alternativi. Usa toni equilibrati ma decisi Raffaele Drei, da sei mesi guida di Fedagripesca con una priorità ben precisa: restituire alla cooperazione un protagonismo proat ivo, in grado di esprimere in modo concreto il valore aggiunto e le potenzialità della cooperazione nel settore agroalimentare, a partire dall’aggregazione elemento distintivo e, al tempo stesso, determinante per aiutare le aziende più piccole a crescere ed investi re su promozione, innovazione e digitalizzazione. “L’aggregazione” spiega a ItaliaOggi “può essere lo strumento fondamentale anche per una equa redistribuzione del valore lungo la filiera, in quanto può restituire il giusto potere contrattuale alle aziende meno strutturate, rendendole anche più capaci di affrontare le crisi di mercato e tutelare meglio i prodotti associati.” Sui dazi Usa Drei non nasconde preoccupazione sull’effetto depressivo per tutto il mercato. “Finora ha pesato maggiormente l’incertezza e le continue marce indietro. L’applicazione di tariffe anche solo del 10% sarebbe uno smacco ai nostri esportatori, ma l’effetto depressivo sul mercato sarà molto più ampio. Serviranno molti investimenti, un deciso sostegno delle istituzioni non solo con maggiori risorse per la promozione, ma anche con misure più snelle che stimolino la competitività e l’apertura verso mercati alternativi. Ad esempio, sul vino ci stiamo battendo per la sburocratizzazione nelle procedure per l’accesso ai bandi.” Il vino è nell’occhio del ciclone, non solo a causa dei dazi, ma per Drei l’estirpazione dei vigneti non è una soluzione. “Non siamo favorevoli. Siamo il 1° paese produttore al mondo e ridurre la produzione significa alzare bandiera bianca rispetto alle sfide di mercato, perdere quote lasciando spazio ad altri. Il rischio è che a pagare sia solo la parte produttiva perché l’equazione minor produzione beneficio dei prezzi è troppo semplicistica. Il vino ha bisogno di altro: misure che lo aiutino ad andare dove fatica ad arrivare, promozione e soprattutto evoluzione e ripensamento dei prodotti. Le giacenze” precisa “riguardano solo alcuni tipi di vini e, allora, è necessario saper leggere le tendenze e adeguarsi alle richieste del consumatore. I singoli enti territoriali delle Doc possono decidere le strategie migliori da adottare territorio per territorio.” La preoccupazione riguarda anche il Fondo Unico, proposto dalla Ue, che secondo il presidente “snaturerebbe il senso della Pac”. “La politica europea sta sbagliando qualcosa. Alle rassicurazioni del neocommissario Hansen è seguita una proposta che va in tutt’altra direzione. Inserire le risorse agricole nel fondo di coesione non solo significa ridurne la quantità ma permettere che si attinga a quel fondo anche per altre necessità. Fondo che, peraltro, è a forte gestione nazionale, con deleghe agli Stati membri, e questo significa smontare la politica comunitaria: la Pac, come sostenuto anche da Mattarella, è all’origine dell’idea dell’Ue. L’effetto è abbassare il tasso di approvvigionamento, già in crisi a causa dei conflitti geopolitici”.
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