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Italiaoggi

L’unione fa la forza. E fa vendere ... Reti d’impresa e gdo per esportare in Cina, Brasile e Russia ... Al Vinitaly l’elaborazione di una strategia comune per sfondare sui mercati emergenti … Reti di impresa per il futuro del vino italiano in Cina e Brasile. Ma anche Gdo come veicolo per imporsi sui mercati stranieri. Cina, Brasile, Russia che sono mercati con grandi, enormi potenzialità ma che per il vino italiano rischiano di rimanere delle chimere. Un esempio su tutti la Cina dove l’Italia detiene soltanto l’8% del vino importato contro il 509i della Francia. Ecco che sono necessari interventi e i litiche molto mirate insieme a avvertenze e strategie giuridicamente sicure. Per Lamberto Vaflarino Gancia, presidente Federvini, intervenuto al Vinitaly al convegno della Cciaa di Verona “Quale futuro per il vino italiano in Cina e Brasile”, solo “facendo squadra e valorizzando la cultura italiana del vino con lo strumento delle reti d’impresa si potrà entrare con maggior efficacia su questi importanti mercati”. L’export è indubbiamente una voce fondamentale per il vino italiano. “Le esportazioni dei vini del Veneto hanno raggiunto circa 800 milioni di euro nel 2012, +15% sul 2011”, ha spiegato Cesare Veneri, segretario generale Camera di commercio di Verona. “In questo scenario il primo mercato di destinazione è la Germania mentre Cina e Brasile rappresentano rispettivamente lo 0,7 (5,5 milioni di euro) e lo 0,3% (2,1 milioni euro). Esistono pertanto, sia a livello nazionale sia regionale, ampi margini di crescita che occorre sfruttare. Occorre coordinare una strategia d’accesso che valuti attentamente anche le implicazioni legali”. Una soluzione può essere rappresentata dal “contratto di Rete, uno strumento caratterizzato dalla presenza di una di scopo, di durata temporanea, flessibile, che offre agevolazioni fiscali e che può risultare particolarmente idoneo per il settore vitivinicolo” ha sottolineato Stefano Dorio fondatore dello Studio Mercanti Dono e Associati che ha organizzato l’evento. Alla difficoltà di essere presenti sul mercato, si devono poi sommare gli effetti dei dazi. In Brasile, come sottolineato da una ricerca di Fedagri-Confcooperative, i dazi raggiungono percentuali pari al 27% del valore del vino, ai quali vanno aggiunti ulteriori costi relativi alle imposte di circolazione e ad altre tasse che fanno sì che una bottiglia di Lambrusco parta a 1,5 euro e finisca sullo scaffale a 15-18 euro. Un canale da
sfruttare per l’esportazione del vino italiano è quello della Gdo. In Italia circa il 65% degli acquisti di vino viene fatto al supermercato. Ma anche all’estero la Gdo veicola vino italiano e prevede di farlo sempre più. Auchan da anni esporta vino italiano in 11 Paesi, tra i quali la Cina, e oltre confine ci sono anche Conad-Leclerc, Pain, Despar. La collaborazione tra cantine e Gdo sarà comunque cruciale, come ha sottolineato al Vinitaly Domenico Zonin, presidente di Unione Italiana Vini, ad
un convegno di Federdistribuzione: “La Gdo è un partner e un interlocutore privilegiato per le cantine perché è il soggetto che può supportare i produttori nell’azione di formazione e corretta informazione sulle valenze non solo emozionali del vino, ma anche sugli sforzi che la maggioranza delle imprese continuano a sostenere per certificare i processi produttivi in ottica qualitativa e di
sostenibilità”.

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