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Italiaoggi

Gli 007 dell’Asti girano in Europa ... Il consorzio docg a caccia di falsi ... C’è un furgone senza contrassegni che si aggira per l’Europa e torna in Piemonte carico di bottiglie di “Asti docg” prelevate in enoteche e supermercati da uomini i cui volti e nomi devono rimanere sconosciuti. Sono gli 007 del Consorzio che tutela il colosso delle bollicine italiane, con la sua produzione da oltre 100 milioni di bottiglie e 140 milioni di euro all’anno. Altri uomini visitano a caso le cantine degli associati per portare in laboratorio campioni di mosto da analizzare. E la politica di controlli a “tolleranza zero” inaugurata dal presidente Gianni Marzagalli, già top manager della Campari, da pochi mesi alla guida del “Consorzio per la tutela dell’Asti”. Verifiche per riconoscere, con totale certezza, il Dna del vino. “In un prodotto come questo la qualità assoluta è fondamentale. Sarebbe intollerabile che una Docg non garantisse l’eccellenza” spiega Marzagalli, sottolineando che questa caratteristica deve riguardare l’intera filiera produttiva, senza la minima smagliatura. Poi continua:
“La chiarezza è fondamentale in ogni passaggio, compresi quelli dei prezzi e delle etichette. Per troppo tempo c’è stata una guerra al ribasso da parte delle maggiori aziende produttrici per aggiudicarsi i contratti della grande distribuzione. Questo soprattutto perché, in Italia, il consumo dell’Asti è ancora molta legato a momenti tradizionali, come le festività natalizie e pasquali. Ecco,
il nostro obiettivo è destagionalizzare anche per risolvere questo problema. Con costi in aumento e margini stabili non si vola, pur potendo contare su grandi numeri”. E qui i tre punti-cardine del programma della presidenza Marzagalli: migliorare i rapporti tra aziende spumantiere e mondo agricolo produttivo; alzare il livello del prodotto, istituendo un segmento “Asti premium” indirizzato per entrare stabilmente nel settore Horeca; consolidare i mercati esteri tradizionali, come Russia, Germania, Inghilterra e puntare con forza su quelli ancora da conquistare, in particolare gli asiatici. Una strategia che forse richiederebbe un mandato più lungo degli attuali tre anni di presidenza previsti. “Produrre il moscato, base dell’Asti, non è solo un’operazione di grande tradizione vitivinicola” ricorda il presidente del Consorzio “ma anche un forte contributo alla salvaguardia di un vasto e complesso territorio dal dissesto idrogeologico”. E a proposito di territorio resta la querelle sull’inserimento del Comune di Asti nell’area di produzione: “Il Consorzio è assolutamente convinto che il Comune debba rientrare nella zona del disciplinare, anche per evitare possibili problemi di denominazioni con un’altra Asti che c’è negli Usa, ma questo deve avvenire con modalità e termini che vedano d’accordo tutta la fiera. Vi sono contrapposizioni storiche da superare. Tocca ai tecnici e alle istituzioni preparare una via percorri- bile, in modo rapido ed efficace” sottolinea Marzagalli e conclude: “La parte agricola deve contare di più ed essere più presente, vorremmo che tutte le aziende fuori del Consorzio vi entrassero. Se vogliamo conquistare nuovi mercati dobbiamo serrare le file”.

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