I cicli economici sono sempre più brevi, ma è anche vero che sull’economia globale si sono abbattuti, nel giro di appena due anni, altrettanti meteoriti: la pandemia di Covid, nel 2020, e la guerra in Ucraina, nel 2022. Con effetti devastanti sui consumi, soprattutto quelli fuori casa, che faticano, ancora oggi, a tornare sui livelli del 2019. Se si parla di alcolici, come raccontano i dati dell’Iwsr, l’on-premise nel 2019 rappresentava il 35% dei consumi globali, quota crollata al 23% nel 2020, rimbalzata al 28% nel 2021 ed assestatasi al 29% nel 2022. Il ritorno alla normalità, in questo senso, è ancora lontano, e difficilmente avverrà nel 2023, perché la corsa dei prezzi consiglia, specie in Europa e Nord America, scelte ponderate, con i consumi che, così, tornano tra le mura domestiche. Diverso l’atteggiamento dei Paesi asiatici, dove i lockdown e le restrizioni sono durate più a lungo, alimentando la voglia dei consumatori di tornare a riprendersi gli spazi della socializzazione, e quindi bar e ristoranti.
“Il consumo domestico viene utilizzato come strumento di risparmio in molti mercati per consentire ai consumatori di mantenere rapporti con marchi premium. Ma non è così in Asia, dove il rilancio del locale resta in pieno svolgimento”, dice Richard Halstead, Coo Consumer Insights Iwsr, commentando il risultati della ricerca condotta ad aprile sui consumatori di 15 dei principali mercati mondiali (Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Messico, Sud Africa, Spagna, Taiwan, Regno Unito, Stati Uniti), da cui emerge che, in media, il 60% dei consumatori in Nord America, buona parte dell’Europa, Sud Africa e Australia afferma di uscire meno, mentre in Cina e India il 50% dichiara di uscire di più. Alla domanda sul luogo in cui preferiscono bere, i consumatori di tutti i Continenti hanno espresso una netta preferenza per il consumo domestico, dato più netto in Australia e Sudafrica e più debole in Asia: il 58% ha dichiarato di aver consumato alcolici l’ultima volta a casa, il 37% fuori casa.
Come accennato, l’atteggiamento dei consumatori nei confronti dei consumi è determinato da una serie di fattori, come il clima macroeconomico ed il rapporto con la socialità: in alcuni mercati, così, la riduzione del reddito disponibile ha spinto i consumatori a uscire di meno, o a godersi le proprie etichette preferite a casa, scegliendo al bar e al ristorante opzioni più accessibili. Negli Stati Uniti, ad esempio, il 59% dei consumatori afferma di uscire di meno, e secondo l’Iwsr è un atteggiamento che risente ancora dell’onda lunga della pandemia, quando ci si è improvvisamente resi conto di quanto pesino sul bilancio familiare i costi dei consumi in bar e ristoranti. È però una scelta che innesca un circolo vizioso, perché bar e ristoranti, schiacciati dall’aumento dei costi, sono costretti ad alzare i prezzi, come vediamo non solo negli Stati Uniti, ma anche in buona parte dei Paesi europei.
Esiste poi un’enorme differenza in termini di connessione tra alcol e socializzazione tra Europa e Nord America, dove il 60% dei consumatori non considera l’alcol come una parte importante della propria vita sociale, e l’Asia, dove il 66% dei consumatori, al contrario, considera l’alcol come un protagonista della socialità, specie in Cina. Dove, però, nonostante il forte recupero del fuori casa, crescono le preoccupazioni per il rallentamento dell’economia del Paese, con il mercato azionario e i prezzi immobiliari che mostrano delle fragilità, e i livelli di disoccupazione in aumento tra i giovani. Comunque sia, i consumatori cinesi rimangono tra i più ottimisti al mondo dal punto di vista finanziario, ma queste preoccupazioni economiche li spingono a essere più attenti alle proprie scelte, il che significa frequentare con minore frequenza i locali più costosi e, quando lo fanno, spendere meno.
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