Stabilire con precisione se un vino in purezza è tale davvero, o se è contaminato con altri vitigni o con uve provenienti da altri territori, è possibile grazie ai progressi della ricerca e a costi contenuti. “Lo sviluppo della ricerca enochimica - conferma il professor Attilio Scienza, studioso di enologia di levatura internazionale - ha messo a disposizione strumenti di analisi molto sofisticati, con due possibilità diverse si analisi”.
“Una - spiega Scienza - è quella del profilo antocianico, che è come un’impronta digitale del vitigno. Ci sono alcuni vitigni come il Sangiovese e il Nebbiolo che hanno poche sostanze, e se analizzando la bottiglia ne troviamo in una concentrazione più alta, non possiamo dire quali altri vitigni ci sono, ma sicuramente che non sono “in purezza”.
“L’altra possibilità - spiega ancora Scienza - riguarda l’analisi dell’origine: nell’acqua ci sono diverse concentrazioni di determinati isotopi che variano a seconda del luogo di origine, e io mescolo un vino trentino con uno siciliano, per esempio, riesco a capire se c’è stata una contaminazione o una sofisticazione.
Sono esami che ormai si fanno in modo rapido ed economico, per l’analisi degli antociani si va dai 15 ai 50 euro, per l’altro tipo intorno ai 300, non si parla di cifre colossali.
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