La globalizzazione non risparmia il vino, in particolare quello francese. I vini più famosi del mondo, soprattutto i rossi di Bordeaux e di Borgogna, rischiano grosso: nel 2000, il loro mercato mondiale è precipitato del 12%. Già incalzato dagli irrispettosi vini da tavola italiani, ora i più diretti e temibili concorrenti sono quelli della Nuova Zelanda, Australia, Cile, Argentina, Sudafrica: mercati che fino a 10 anni fa non esistevano ma che oggi rappresentano il 37% del mercato mondiale. “Merito - a detta degli esperti francesi e stando a quanto riportato dall’Ansa - di un migliore rapporto qualità/prezzo”. “Ci sono Paesi in cui il vini francese è addirittura sprofondato: la Gran Bretagna, certo con la complicità dei non facili rapporti dei mercati agricoli tra i due Paesi, ha rispedito al dirimpettaio d’Oltremanica, più delle metà del vino in 10 anni, passando dal 49% del 1990 al 22% attuale. In Germania è andata meglio, ma di poco”.
Il malumore dei viticoltori francesi è palpabile da tempo, da quando - nella primavera 2001 - sono cominciati i blocchi stradali contro le importazioni dei vini, soprattutto italiani, cosiddetti “da tavola”. E con le agitazioni dei viticoltori della Francia del Sud che mirano alla ricerca di aiuti finanziari per far fronte al crollo dei prezzi dei vini da tavola locali (che sono stati del 30% in 2 anni).
Ma è l’attacco al cuore della produzione, quello ai vini di qualità, che fa barcollare il colosso francese, stordito da tanta tracotanza: “non c’è tempo da perdere - dicono i francesi - si deve correre ai ripari e, nel Bordeaux e Borgogna, c’è già voglia di rivincita”. I viticoltori francesi stanno correndo ai ripari, proponendo vari rimedi: dall’aumento dei costi per le importazioni alle nuove strategie di marketing “necessarie ad ogni tipo di promozione sempre più concorrenziale” secondo l’ispettore generale del ministero dell’agricoltura e autore del rapporto sull’export francese, Jacques Berthomeau.
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