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“L’IMPATTO DELL’IMU SULL’AGRICOLTURA PUÒ VALERE 1 MILIARDO DI EURO”. LO HA DETTO A WINENEWS IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE, CATANIA CHE AVVERTE: “I PROVENTI NON POSSONO ESSERE DESTINATI ALLA PROMOZIONE, LA COMPETENZA È DEI SINGOLI COMUNI”

Non Solo Vino
Il Ministro dele Politiche Agricole, Mario Catania

L’ordine di grandezza di un miliardo di euro per misurare l’impatto del gettito Imu sulle imprese agricole è “realisticamente credibile, un impatto importante”. Lo ha detto a WineNews il Ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, nel corso di una conferenza stampa per fare il punto “sui primi 30 giorni” di lavoro a capo del dicastero. Catania giudica quindi realistica la stima fatta dalla Coldiretti: “non ho ancora elementi per fare con precisione una valutazione sul gettito, ma il valore indicato al riguardo dalla Coldiretti è realisticamente credibile”, ha detto Catania, aggiungendo di aver avviato alcune azioni a favore del settore, relative alla semplificazione delle procedure burocratiche e per la crescita. Ma “si tratta di misure a costo zero o quasi, senza oneri di spesa”.

I proventi però non verranno reinvestiti nel settore, perché “l’imposta è destinata ai Comuni, e vincolarla, ad esempio, alla promozione dei grandi territori dell’enogastronomia italiana, è impossibile, tanto più che la politiche di promozione e semplificazione, in agricoltura come in altri settori, saranno a costo zero per lo Stato”. Nonostante ciò, un risultato importante è stato comunque raggiunto in sede di discussione, come ricorda ancora il Ministro Catania: “mi sembra importante rimarcare che la pressione dell’Imu sarà diversa tra quei fabbricati che rappresentano solo una proprietà agricola, non produttiva, e quelli di proprietà di un imprenditore agricolo: nel primo caso il moltiplicatore sarà di 130 punti, mentre nel secondo di 110, con una forbice di 20 punti di non poco conto”.

Ma gli argomenti sul tavolo sono molti e, rimanendo in tema di politiche economiche, è importante ricordare che uno degli ultimi provvedimenti dell’ex Ministro Saverio Romano è stato quello relativo alla cessione dei terreni agricoli demaniali ai soggetti privati, con particolare attenzione alle richieste dei giovani imprenditori. La legge è ancora in attesa dei decreti attuativi, “che sono talmente importanti - dice l’attuale Ministro - da meritare un’analisi il più attenta possibile, specie sui vincoli alla destinazione d’uso, non vogliamo che un domani, sui terreni venduti oggi come agricoli, fiorisca la speculazione edilizia. Senza dimenticare la priorità da dare ai giovani, perché in Italia, come del resto in tutta Europa, l’età media degli imprenditori agricoli è particolarmente alta”. Anche perché, come sottolinea lo stesso Catania, la percezione degli italiani del mondo dell’agricoltura, non è tanto quella di un settore economico, quanto di un settore legato a doppio filo all’ambiente: “dobbiamo spenderci per veicolare all’opinione pubblica un messaggio che tenda a ricordare come il ruolo dell’impresa agricola sul territorio e nell’economia è tutt’altro che secondario, deve tornare a rivestire l’importanza che merita, abbiamo un made in Italy affermato in tutto il mondo, e l’agroalimentare ne è il fiore all’occhiello, abbiamo una realtà di imprese in grado di sostenerlo, un’agricoltura viva che svolge un ruolo di tutela dei nostri territori, anche nei confronti dei disastri ambientali, eventi che colpiscono zone in cui l’agricoltura non è più sul territorio: la prima politica ambientale è mantenere l’agricoltura sui territori. Ci costa più rinunciarci che aiutarla e sostenerla”.

Detto della scarsità, o meglio dell’assenza di fondi pubblici, che riguarda del resto il Paese intero, una partita fondamentale, anche in termini economici, si gioca in Europa, dove è ancora in discussione la riforma della Pac, e a Bruxelles “negli ultimi due incontri che ho avuto con Ciolos - ricorda il Ministro - non ho mancato di ribadire la posizione italiana: non permetteremo una redistribuzione del finanziamento così svantaggiosa per noi e, in generale, per la qualità delle colture europee, già schiacciate dalla concorrenza di Paesi terzi che, imponendosi sul mercato con prezzi sensibilmente più bassi, rappresenta la minaccia più grave (insieme alle infiltrazioni di stampo criminale e mafioso, a tutti i livelli della filiera) per l’agricoltura europea”.

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