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L’ORTO COME SCUOLA DI VITA PER BAMBINI E ADULTI. PER IMPARARE NON SOLO IL GUSTO, MA ANCHE PAZIENZA, PARSIMONIA, TEMPI DELLA NATURA. E PER UNA MAGGIORE VERSATILITÀ A CAMBIAMENTI DEL MONDO. RUOLO DIDATTICO DELLA TERRA NEL “GIRO DELL’ORTO” DI WINENEWS

Sarebbe bello che ci fosse un orto didattico per i bambini in ogni scuola. Perché l’orto insegna la vita, la pazienza, la conservazione, la parsimonia, i tempi della natura. L’orto serve a spiegare il cibo non solo ai più piccoli, ma anche, o soprattutto, agli adulti carichi di tanti preconcetti. Ancora, l’orto come momento di elaborazione mentale della diversità e della versatilità, dell’apertura verso “l’altro”, della memoria fatta di colori, profumi e sapori. Ecco i tanti valori di quel “fazzoletto di terra” così importante emersi da “Il giro dell’orto”, il convegno organizzato da WineNews, uno dei siti di comunicazione più cliccati del wine & food d’Italia, che ha chiamato a raccolta alcuni tra i maggiori esperti sul tema.
“Oggi - ha ricordato il giornalista Carlo Cambi - si dà grande importanza al fatto che i nostri bambini imparino a scuola l’inglese e ad usare il computer, ma spesso si dimentica di insegnare loro qualcosa di non meno utile, anzi, di fondamentale, come da dove nasce il cibo, cosa rappresenta la terra, i valori che racchiude, da dove nascono le nostre radici”. Nadia Nicoletti, insegnante della scuola primaria di Trento, da anni impegnata nell’esperienza degli orti scolastici, ha raccontato come “negli anni ’60 e ’70, ogni scuola in Trentino aveva un orto. E oggi esperienze come gli orti didattici servono per spiegare ai più giovani non solo il gusto e i cicli della natura, ma anche il senso della pazienza e la necessità di conservare i semi, l’origine di tutto, perché il cibo, e quindi la vita, sia replicabile l’anno dopo”.
Un concetto che era ben presente già nell’antichità, come ha spiegato l’architetto del paesaggio Emilio Trabella, che, raccontando per immagini l’evoluzione dell’orto, dall’antico Egitto alle abbazie benedettine, dalla Roma imperiale agli arabi “orti delle delizie”, fino ai giorni nostri, ha ricordato come l’orto sia “un fatto democratico, perché tutti dovrebbero avere diritto ad un orto. Una risorsa preziosa che era oggetto di attenzione anche degli antichi imperatori, e che meritava di essere curata e protetta con alte mura. Perché tutto comincia dall’orto”. E, dall’orto, comincia anche un processo psicologico di apprendimento multisensoriale e naturale di impronta pedagogica steineriana e montessoriana, fatto di odori, colori e sapori che restano indelebili “nella mente” dei più piccoli, ha spiegato lo psicologo Sergio Medaglini dell’Università di Siena. L’orto come luogo nello stesso tempo magico e concreto: “luogo dell’anima, dove si ritrova serenità dal contatto con la terra e ci si allontana per un poco dal mondo”, ha spiegato la scrittrice Pia Pera, creatrice di “Orti di Pace”, ma anche “luogo che educa al mondo reale - ha detto Fabio Renzi, segretario di Symbola, Fondazione per le Qualità Italiana - e all’importanza della salvaguardia della natura. E poi l’orto è anche una metafora del tessuto delle piccole e medie imprese italiane che, da piccole realtà disseminate in tutto il Paese, riescono a tirare fuori quelle eccellenze che ci rendono protagonisti della “green economy””.
Ma l’orto richiede anche lo sviluppo di una certa “versatilità”, perché deve essere capace di adattarsi alle condizioni climatiche, ai cicli della natura, ai prodotti disponibili in un dato momento, all’arrivo di nuovi ortaggi e verdure, magari anche da Paesi diversi e lontani. “Uno schema cognitivo che si può riflettere in tutte le attività della vita - dice Giacomo Mojoli, docente della Facoltà di Design del Politecnico di Milano - e che è fondamentale per combattere certe chiusure mentali totalmente fuori luogo in tempi in cui tutto cambia a ritmi vertiginosi, dalla società all’economia, e in cui per capire cosa succederà tra 10-15 anni serve, appunto, versatilità. Un concetto che vuol dire saper prendere il meglio dalle culture e dai beni che abbiamo a disposizione per sviluppare nuove consapevolezze e diventare sempre più “consum-attori”, protagonisti attivi della nostra esistenza”.
“E allora sarebbe bello che ci fosse un progetto di orto per i bambini in ogni scuola d’Italia” ha detto Alessandro Regoli, direttore e fondatore, con Irene Chiari, di WineNews, che ha messo in campo un progetto di educazione al gusto con un orto privato a disposizione delle Scuole di Montalcino, con gli alunni seguiti nelle loro attività dalla maestra Sonia Corsi e dall’agronoma Gabriella Ferrari. “Insegnare ai bambini il gusto e la naturalità del cibo, i tempi delle stagioni, il mettere le mani nella terra - aggiunge Regoli - è importante per dare un futuro migliore alle nuove generazioni. Per dare vita a progetti come questo, però, serve un più intenso e virtuoso rapporto tra pubblico e privato, una maggiore attenzione delle istituzioni a un tema che è davvero molto importante”.

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