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LA CURIOSITÀ

La Befana “tutte le feste porta via”, celebrando la fine e l’inizio di un nuovo ciclo della natura

L’antropologo Marino Niola: “la calza con i dolci è legata all’abbondanza dei raccolti”. E, ora, con Carnevale “si fa il pieno” di cibo e divertimento
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La ninfa Egeria e Numa Pompilio

La Befana, come dice il detto, tutte le feste si porta via, con 100 milioni di bottiglie di sole bollicine stappate per brindare, per non parlare di rossi, bianchi, orange e rosè conservati in cantina per l’occasione - se avete seguito l’invito di WineNews di stappare i propri vini del cuore - attorno a tavole dove, come sempre, tra cotechini, zamponi, lenticchie, pandori e panettoni, ha dominato la tradizione nelle case degli italiani, mentre, per chi ha trascorso le festività fuoricasa, al ristorante è stata l’occasione per sperimentarla anche in chiave contemporanea.
Un ponte, quello dell’Epifania e il primo dell’anno, che è coinciso con il primo weekend di saldi in Italia - 5 miliardi di euro la spesa prevista nella stagione degli sconti, secondo una ricerca Confcooperative - in un mix di shopping e viaggi - per oltre 7 milioni di italiani, dei quali 7 su 10 hanno scelto come meta l’Italia - e che ha dunque fatto la sua parte nello spingere i consumi degli italiani, in vista di un 2025 che non sarà così roseo per quanto riguarda la spesa alimentare, come lascia già presagire il fatto che ben 3 italiani su 4, secondo una ricerca Confcooperative, dichiarano di aver speso troppo nelle feste natalizie, tanto da aver riciclato i regali ricevuti a Natale e che valgono una contro spesa di quasi 3,4 miliardi di euro. Nel complesso, stando alle stime, 2 italiani su 3 hanno fatto regali per la Befana, per una spesa di 2,3 miliardi di euro, in linea con il 2023. Una festa che si conferma essere per i bambini, con giocattoli, soprattutto al Sud, dove la vecchia signora non si è limitata a volare su una scopa, ma ha fatto le acrobazie sul Palazzo Reale di Palermo e in Piazza del Plebiscito a Napoli, e calze piene di dolci, cioccolato e carbone di zucchero made in Italy, specie al Centro, dove, invece, si è lanciata su Piazza del Popolo a Roma ed è scesa tra le statue della Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria a Firenze, ma anche di abbigliamento, in particolare al Nord, dove, infine, l’anziana signora è arrivata in barca sui Navigli a Milano e sul Canal Grande a Venezia.
Ma il famoso detto, come ricorda sempre l’antropologo Marino Niola (come ha fatto sul quotidiano “la Repubblica”, proprio il 6 gennaio), interpretando il pensiero di molti, “ha rovinato le vacanze di intere generazioni”, con “l’ombra minacciosa del ritorno a scuola”. Di vero c’è che l’Epifania segna una linea del tempo, la “Dodicesima Notte” dal Natale e dal solstizio invernale, per dirla alla Shakespeare, in cui si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso Madre Natura. Una parola, spiega ancora Niola, che “nasce dalla corruzione popolare del termine greco Epifania, che significa manifestazione, indicando “la rivelazione della doppia natura di Cristo, umana e divina, ai Re Magi giunti a Betlemme per rendere omaggio al divino Infante. E soprattutto per portargli i fatidici doni. Oro, incenso e mirra. Il primo simbolo della regalità, il secondo della divinità, la terza della morte e della resurrezione”. Sono le tradizioni popolari ad aver trasformato il termine in “pifania, poi in bifania, poi ancora in befania e alla fine in Befana. Così il nome comune è diventato un nome proprio. E il dogma si è trasformato in una persona. Una vegliarda decrepita che rappresenta la senescenza del tempo, la personificazione di Madre natura al termine del suo ciclo annuale”.
La calza con i dolciumi? “Risale addirittura alle antiche divinità femminili del mondo mediterraneo arcane custodi del tempo che garantivano l’ordine delle stagioni e l’abbondanza dei raccolti”, aggiunge l’antropologo, come “la ninfa Egeria, tutor soprannaturale del secondo re di Roma, Numa Pompilio, successore di Romolo che avrebbe sviluppato la sua proverbiale saggezza grazie proprio ai consigli di Egeria, che alle calende di gennaio, in corrispondenza con la nostra Epifania, gli faceva trovare una calza piena di dolcetti contenenti previsioni e suggerimenti sul futuro”. Accanto alla ninfa, c’era “Strenia, da cui discende la parola strenna. Che in origine era il regalo che i genitori romani facevano ai bambini”, conclude Niola.
E, ora, è tempo di Carnevale, fino al Martedì Grasso, che cade il 4 marzo, in cui “si fa il pieno” di cibo e divertimento, prima dell’inizio della Quaresima, con il Mercoledì delle Ceneri che, quest’anno è, dunque, il 5 marzo, periodo di 40 giorni in cui, invece, i fedeli si astengono dal mangiare carne nei giorni feriali fino a Pasqua, il 20 aprile, la prossima festività in cui la tavola, e anche il vino, hanno un ruolo da protagonisti.

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