La Dieta Mediterranea, contrariamente alle mode, non accenna a scendere dal podio dei regimi alimentari consigliati per mantenere salute e benessere e tantomeno da quello di migliore del mondo. La sua bontà viene riconosciuta già dagli anni Cinquanta del secolo scorso quando biologi, nutrizionisti e medici raccomandavano un’alimentazione ricca di cereali, legumi, frutta, verdura, pesce e pasta e povera di prodotti di origine animale per contrastare le malattie proprie delle società industriali. Da queste premesse, nasce il libro “Dieta mediterranea. Realtà, mito, invenzione” di Vito Teti, già professore ordinario di Antropologia culturale dell’Università della Calabria, dove ha fondato e diretto il Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo, e tra i massimi esperti di antropologia dell’alimentazione.
“Cosa c’è di vero e cosa è stato mitizzato di un modello che non corrisponde a nessuna precisa realtà storica e geografica del Mediterraneo, visto che ancora nella prima metà del Novecento olio, grano e vino (la cosiddetta “trinità mediterranea”) entravano solo nelle cucine dei ricchi? Ed è poi corretto definire “locale” e “tradizionale” ciò che, come quella “trinità”, è giunto dall’esterno con le sue relative elaborazioni, che sono esito e testimonianza di passaggi, incontri, commistioni di popoli e culture differenti?”, sono gli interrogativi a cui il professor Teti dà risposta nel volume (editore Treccani, luglio 2024, pp. 144, prezzo di copertina 10 euro). Per curiosi e non.
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