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IL CONSIGLIO DI CHIUSI

La difesa della biodiversità del cibo, che rappresenta milioni di persone: la mission di Slow Food

La priorità della chiocciolina, verso il Congresso Internazionale del 2020 e di Terra Madre, “alternativa a Davos”, secondo Carlo Petrini
Ii fondatore di Slow Food, Carlo Petrini

“Dobbiamo partire dalla strenua difesa della biodiversità, che abbiamo il dovere di rafforzare non per feticismo verso il cibo ma perché rappresenta comunità, milioni di donne e uomini e il loro lavoro, la loro vita. Noi stiamo dalla loro parte, con i nostri progetti: l’Arca del Gusto è l’opera più grandiosa della natura, non rappresenta un patrimonio archeologico, è un patrimonio vivente che nei territori esprime molteplici interessi di contadini, pescatori, associazioni, artigiani. Dobbiamo continuare a intercettare questa biodiversità, conoscerla, difenderla e raccontarla a chi se ne nutre pur non conoscendola. Dobbiamo mettere in atto meccanismi politici affinché diventi paradigma economico”. É questa, oggi, nelle parole del fondatore Carlo Petrini, la mission di Slow Food, che passa attraverso le sue comunità, e che sarà al centro del Congresso Internazionale del 2020 e di Terra Madre.

Messaggio emerso dal Consiglio Internazionale di Slow Food, nei giorni scorsi, a Chiusi, in Toscana, con 90 delegati da 32 Paesi,
con la consapevolezza che, dopo oltre 30 anni di attività di di promozione del diritto a un cibo buono pulito e giusto e di progetti volti a rafforzare la biodiversità alimentare, con i Presìdi, l’Arca del Gusto, le comunità di Terra Madre, la rete di soci e di cuochi dell’Alleanza, ancora molto c’è ancora da fare “nel crocevia in cui ci troviamo. Abbiamo poco più di 10 anni per agire contro un sistema alimentare che confonde i prodotti con le commodities e dimentica i bisogni degli individui, un sistema che sta portando alla distruzione del patrimonio genetico e culturale. Terra Madre 2020 - ha detto ancora Petrini - determinerà un grande cambiamento se sarà capace di attirare visionari di tutto il mondo affinché non ci sia solo una religione basata su neoliberismo e crescita infinita ma si dia ascolto a una diversa economia che dà voce a comunità, territori, bene comune. Solo così possiamo fare in modo che questo appuntamento rappresenti l’alternativa a Davos. La cittadina svizzera riunisce la visione neoliberista, Torino ospita l’idea di un mondo diverso, capace di diventare più forte, di cambiare gli attuali paradigmi rappresentativi di un’economia politica distruttiva, di rapina nei confronti dei beni comuni. Abbiamo una grande opportunità per raggiungere queste persone, grazie alla nuova struttura che ci siamo dati, basata sull’apertura e la condivisione, attraverso le Comunità Slow Food che si stanno avviando in tutto il mondo. Dobbiamo guardare all’Università di Scienze Gastronomiche, dalla quale escono 600 futuri leader ogni anno che poi vanno a rappresentare Slow Food nei loro Paesi, e attraverso i quali abbiamo l’occasione di intercettare i giovani della “generazione Z” e il loro impegno sulle politiche ambientaliste, cercando di diventare anche noi un po’ più digitali e meno analogici, senza lasciarci tuttavia travolgere dalla degenerazione politica dettata da una comunicazione social perversa”.

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