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LA NUOVA MINACCIA

La digital tax nel mirino del Governo Usa, che potrebbe rispondere con i dazi sul vino

Fivi scrive al Governo: “occorre vigilare, non possiamo permetterci l’imposizione di nuovi dazi che metterebbero a rischio le esportazioni”
BELLANOVA, DAZI USA, DIGITAL TAX, FIVI, MATILDE POGGI, PATUANELLI, Italia
Matilde Poggi, alla guida della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti

Non bastavano gli effetti del Coronavirus perché ad aumentare la preoccupazione dei produttori di vino torna lo “spauracchio” dei dazi con le ultime notizie in arrivo dagli Usa che lasciano immaginare scenari a tinte scure. A lanciare l’allarme sono i Vignaioli Indipendenti (Fivi) che chiedono al Governo di “vigilare affinché il vino italiano non rientri nei prodotti presi in considerazione per eventuali nuovi dazi Usa”. La richiesta è messa nero su bianco, in una lettera spedita ai ministri Teresa Bellanova e Stefano Patuanelli, per richiamare l’attenzione su un’idea proveniente dall’amministrazione Trump.
Il governo americano, commenta Fivi, ha infatti deciso di avviare un’indagine sulla cosiddetta digital tax, cioè sull’assoggettamento a tassazione delle attività di servizi digitali e sui governi che hanno deliberato di applicarla, tra cui la Commissione Europea e l’Italia. Come accaduto in passato nel caso della disputa Boeing/Airbus, gli Stati Uniti potrebbero decidere nuovamente di applicare dazi pesantissimi sui prodotti agroalimentari europei. Fivi chiede che venga posticipata l’entrata in vigore della digital tax e che tale decisione venga presa insieme agli altri Paesi all’interno dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per evitare che i prodotti italiani vengano tassati per rappresaglia. Nel documento che dichiara l’avvio della nuova fase investigativa a partire dal mese di giugno 2020 non si fa ancora riferimento a quali prodotti potrebbero essere soggetti a nuovi dazi, ma il rischio che il vino italiano venga colpito esiste. E sarebbe un duro colpo per un settore che sta ripartendo in mezzo ad incognite ed incertezze.
“In un quadro di commercio internazionale più ampio, crediamo che la strategia dei dazi e delle ritorsioni sia quanto di meno auspicabile per la ripresa dell'economia globale - spiega Matilde Poggi, presidente Fivi - i Vignaioli Indipendenti italiani hanno come principali mercati di sbocco l’enoturismo e la ristorazione italiana ed estera, canali che sono rimasti chiusi per almeno tre mesi. Noi abbiamo continuato a lavorare nelle nostre aziende perché le vigne vanno coltivate, impiegando manodopera a fronte di incassi quasi azzerati. La difficoltà economica e finanziaria è grande e non possiamo permetterci l’imposizione di nuovi dazi che metterebbero a rischio le esportazioni verso gli Usa, primo mercato estero per le nostre aziende”.

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