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LA DOLCE SFIDA DI ROMA TRA TOCAI FRIULANO E TOKAJ UNGHERESE … LE POSIZIONI DELLE ISTITUZIONI SULLA “VICENDA” SONO ANCORA INVARIATE

Inalterate le posizioni dopo la sfida tra Tocai Friulano e Tokaj Ungherese, promossa a Roma dal gruppo vinicolo Fantinel: l’azienda ha messo attorno ad un tavolo esponenti delle istituzioni di entrambi i Paesi che stanno lavorando per trovare in extremis una soluzione all’annosa questione del Tocai, nome che, se non interverrà qualche cambiamento, dal 31 marzo 2007 non potrà più essere impiegato per contraddistinguere il tradizionale bianco friulano.

Questo è il risultato dell’accordo sottoscritto nel 1993 tra la Cee e l’Ungheria che riservava l’utilizzo di tale nome ai soli magiari e concedeva un periodo transitorio di 13 anni al Tocai friulano. E’ chiaro che tale accordo fu frutto di una scarsa sensibilità e di molta leggerezza in quanto non teneva conto né della storicità né delle caratteristiche, non solo organolettiche ma anche di vinificazione, completamente diverse dei due vini, e nemmeno valutando appieno le conseguenze di mercato che tale accordo avrebbe provocato in Friuli, dove è il vino quantitativamente prevalente. I francesi, anche loro investiti dall’accordo, con molto pragmatismo hanno affrontato la questione da anni e quello che una volta era conosciuto come il Tokay d’Alsace da tempo viene etichettato e venduto come Pinot Gris d’Alsace.

Giuseppe Ambrosio, capo del dipartimento qualità del Mipaf, ricordava, nel corso del dibattito a Roma nei giorni scorsi, che “questa situazione si è venuta a creare a causa dello sciagurato accordo del 1993. Ora vanno percorse tutte le strade perché grazie alla buona volontà che stanno dimostrando gli amici ungheresi si possa trovare una soluzione per far restare entrambi i due prodotti sul mercato. Nel frattempo, la Regione Friuli Venezia Giulia e il Ministero delle Politiche Agricole hanno aperto un contenzioso alla Corte di Giustizia. Inoltre, abbiamo dichiarato che siamo pronti ad offrire delle forme di cooperazione tecnico-scientifica con i produttori ungheresi e insieme alla Regioni Friuli siamo disponibili ad intervenire con una campagna di comunicazione che faccia chiarezza sulla diversità dei due vini e sostenendoli entrambi”.

Tibor Szanyi, sottosegretario di stato all’economia e trasporti, nell’incontro, insieme all’ambasciatore István Kovcs, ha fatto notare che “mentre noi sprechiamo tempo e risorse, i vini dei nostri concorrenti dei Paesi emergenti fanno dei grandi business specialmente in Europa. Dobbiamo trovare una vera soluzione non solo con la buona volontà delle parti ma anche dal punto di vista legale. Il punto di partenza è rappresentato dall’accordo del 1993, che riservava l’utilizzo del nome Tokaj agli ungheresi e lasciava un congruo numero di anni, ben 13, per trovare tutte quelle soluzioni che ovviassero al cambio del nome. Ora il tempo a disposizione degli esperti è molto breve e posso solo sperare che lo scarso tempo rimasto da qui al 31 marzo 2007 sia sufficiente”. Da parte sua, Marco Fantinel, vicepresidente del gruppo vinicolo friulano, ha ribadito che “non si piegherà di fronte ad una sentenza ingiusta, che non ha senso né storico né culturale”.

Andrea Gabbrielli

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