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DISPUTA

La domandi di protezione del “Prosek” in Gazzetta, il Prosecco ha due mesi per le obiezioni

Il Ministro Patuanelli: “proposta irricevibile, il Governo è pronto a dare battaglia in Europa. Pericolo istituzionalizzazione Italian Sounding”
Coldiretti, GAZZETTA, GIAN MARCO CENTINAIO, PROSECCO, PROSEK, STEFANO PATUANELLI, UE, UIV, Italia
Il Parlamento Europeo

Nessun colpo di scena: come ampiamente preannunciato dal Commissario Ue all’Agricoltura Wojciechowski, la domanda di protezione della menzione tradizionale “Prosek”, presentata dalla Croazia, arriva in Gazzetta, e adesso, come ricorda la Coldiretti, “tutte le parti interessate disporranno di un termine di due mesi a decorrere dalla data di pubblicazione per presentare un’obiezione motivata che la Commissione analizzerà prima di adottare una decisione finale”. Un via libera che, secondo la Coldiretti, rovina il record storico dell’export del Prosecco nel mondo, cresciuto del 35% nei primi sei mesi del 2021, ma contraddice anche in maniera clamorosa la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa, che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea, come il Prosecco, gigante che punta alle 700 milioni di bottiglie prodotte.

Adesso è il momento di accelerare i tempi, e dovrà essere in primis la politica nazionale a farsi carico di questa magagna, con in prima fila, ovviamente, il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli che, intervenuto alla Camera, ha ribadito che “la proposta di riconoscimento da parte della Croazia della menzione tradizionale Prosek è irricevibile e il Governo darà battaglia in Europa perché venga respinta. La reazione italiana è stata immediata. A giugno - ricorda Patuanelli - la Commissione Ue ha posto sul tavolo un documento di lavoro che prevedeva la domanda di protezione della menzione tradizionale Prosek e l’Italia già nel corso del Comitato di gestione Ue del 29 giugno ha espresso la propria netta contrarietà perché il termine Prosek è la traduzione del nome Prosecco che è al centro di ben tre denominazioni registrate italiane. L’eventuale autorizzazione quindi creerebbe un pericoloso precedente di istituzionalizzazione dell’Italian Sounding. Dalla pubblicazione della richiesta croata avvenuta proprio oggi - ha detto ancora il Ministro dell’Agricoltura - decorrono i 60 giorni per presentare le proprie osservazioni e opposizioni. Tuttavia vorrei ricordare che a margine dell’appuntamento di Firenze, ne ho personalmente parlato con il Commissario Ue all’Agricoltura, Janusz Wojciechowsky che ha assicurato a me e agli assessori regionali che lo hanno chiamato in causa che il punto di vista dell’Italia sarà tenuto nella dovuta considerazione ma soprattutto ha sottolineato che l’obiettivo della Commissione è quello di rafforzare il sistema delle Dop e Igp e non certo quello di indebolirlo”.

Sempre dal fronte governativo, arrivano le parole del sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali con delega al settore vitivinicolo, il senatore Gian Marco Centinaio. “Il governo si sta muovendo unito e coeso in difesa non solo del Prosecco, ma di tutto il nostro made in Italy, come ha ricordato oggi in Aula nella sua informativa sul caso del Prosek croato il Ministro Patuanelli. L’intero Sistema Paese deve battersi per una delle sue più importanti eccellenze”, commenta Centinaio. “Stiamo lavorando insieme per evitare quella che sarebbe di fatto una istituzionalizzazione dell’Italian Sounding. Se venisse riconosciuta la menzione tradizionale Prosek non sarebbe solo un danno per un vino che rappresenta una tipicità esclusivamente italiana, e il caso di maggiore successo commerciale degli ultimi anni, ma un precedente pericoloso per tutte le nostre denominazioni. Bisogna fare presto - aggiunge Centinaio - tanto più che proprio oggi è stata pubblicata la domanda di registrazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue. Già a fine giugno nel comitato di gestione europeo l’Italia aveva espresso la sua netta contrarietà alla proposta e il Commissario Europeo all’Agricoltura - nel corso del recente G20 dell’Agricoltura - aveva detto che la questione era tutt’altro che conclusa e che le Dop e le Igp vanno rafforzate e non indebolite. Da parte nostra ci sarà una convinta e motivata opposizione formale anche attraverso il Tavolo tecnico istituito al Ministero. A sostegno delle nostre tesi, d’altronde, non c’è solo il Regolamento Ue 33/2019, ma anche la recente sentenza della Corte di Giustizia Ue sul caso Champanillo. Uniti - conclude Centinaio - ribadiamo un fermo no a una decisione che penalizzerebbe i nostri territori, i nostri produttori e tutto il nostro Made in Italy”.

A condividere la linea tracciata dal Ministro per le Politiche Agricole Stefano Patuanelli è l’Unione italiana vini (Uiv), pronta a collaborare con il gruppo di lavoro istituito dal sottosegretario Gian Marco Centinaio alla difesa comune in sede Ue, convinta che gli obiettivi italiani siano gli stessi dei grandi Paesi produttori europei, perché in gioco c’è la credibilità del modello europeo di tutela dei prodotti agroalimentari. Per questo Uiv farà squadra con Francia, Spagna, Portogallo e Germania affinché presentino anch’esse mozioni contrarie all’indicazione della Commissione. Il Comitato dello Champagne ha già annunciato opposizione alla vicenda Prosek. Secondo Unione italiana vini - che rappresenta l’85% dell’export di vino del Belpaese - i temi centrali da far valere nell’opposizione formale sono quelli indicati oggi dal Ministro: il nome Prosek, che tra l’altro al contrario del Prosecco nulla ha a che fare con una località geografica, richiama inevitabilmente, per un “consumatore normalmente informato”, le bollicine del nostro Paese. Come ricordato nella recente sentenza “Champanillo” della Corte di Giustizia “l’esistenza di un’evocazione può essere valutata anche con riferimento ai consumatori di un solo Stato membro”. Un’affinità fonetica e visiva palese e contraria ai dettami di tutela vigenti nell’impianto normativo di Bruxelles.

Nel ribadire che tale formulazione va considerata inaccettabile, in quanto altro non è che un tentativo di imitazione della denominazione “Prosecco”, che identifica una denominazione di origine riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo, e che ogni tentativo di emulazione o indebolimento di tale denominazione deve essere respinto con forza, Federvini chiede che venga dato immediato avvio a un coordinamento tra i rappresentanti della filiera coinvolta e il Governo per opporsi alla domanda. In tale prospettiva, Federvini richiama Il Regolamento europeo in materia (1308/2013) nel quale - all’articolo 103 - si stabilisce che ogni denominazione di origine, come il nostro Prosecco, deve essere difesa da ogni tentativo di imitazione, anche attraverso la semplice traduzione linguistica, e da qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione, ivi inclusa qualsiasi altra pratica che possa indurre in errore il consumatore sulla vera origine del prodotto. “È superfluo sottolineare quanto il termine “Prošek” oltre a essere chiaramente illegittimo, sarebbe fortemente fuorviante per i consumatori internazionali e penalizzante per l’export dei produttori italiani”, spiega Micaela Pallini, presidente di Federvini. “Stiamo assistendo ad un assalto alla nostra cultura e alla nostra storia, oltre che alla chiara evocazione di un nostro prodotto fortemente identitario. Federvini chiede quindi di reagire come sistema paese e in tal senso auspica lo sviluppo di un’azione che veda coinvolti tutti i rappresentanti della filiera in coordinamento con il Governo e in particolare con il Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli”.

“Occorre fermare un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare le denominazione dai falsi”, dice il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, ricordando l’importanza dell’impegno del Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, del Governatore Luca Zaia e degli europarlamentari italiani ad intervenire per far respingere la domanda. Il Prosek croato - spiega la Coldiretti - è un vino dolce da dessert tradizionalmente proveniente dalla zona meridionale della Dalmazia, per il quale Zagabria chiede di registrare una “menzione tradizionale” dopo che il tentativo di proteggere la denominazione Prosek era già fallito nel 2013. La produzione di Prosecco, invece, abbraccia due regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia), nove province e tre denominazioni d’origine (Prosecco Doc, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg e Asolo Prosecco Docg) per una fatturato complessivo stimato in quasi 2 miliardi di euro, dopo aver incassato, nel 2019, il riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco.

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