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LA FARMACIA DI API E FORMICHE

Gran parte dei farmaci oggi in uso, anche quelli sintetizzati in laboratorio, è d'origine vegetale. Solo negli ultimi anni sono iniziate ricerche sulle sostanze, utilizzabili a scopo curativo, prodotte da invertebrati (le specie finora note sono oltre un milione) che vivono in terraferma e nel mare. E fra gli invertebrati, le specie di gran lunga più numerose (850 mila circa), quindi più promettenti, sono gli insetti. Perfino le comuni formiche producono sostanze utilizzabili come medicine. L'ultima conferma è giunta da un gruppo di biologi guidati dal professor Andrew Beatne dell'università MacQuaire di Sydney: le grosse, aggressive formiche-toro (genere Myrmecia) viventi in Australia secernono dalle ghiandole del torace oltre venti sostanze diverse in grado di distruggere non solo batteri e miceti (funghi) che proliferano nei loro nidi, ma anche molti germi di malattie umane. L'idea che le secrezioni ghiandolari delle formiche potessero contenere sostanze antibiotiche non è nuova. E un pioniere in questo settore di ricerca, sia pure limitata a insetti italiani, è il professor Mario Pavan, direttore dell'Istituto d'Entomologia dell'Università di Pavia. Nelle secrezioni della minuscola formica argentina (quella che invade le nostre case), Pavan ha scoperto un antibatterico, l'iridomirmecina. Al professor Pavan va attribuita pure la scoperta della pederina, presente nel liquido emesso a scopo difensivo da un piccolo e molto comune coleottero, il pedèro. La pederina provoca infiammazioni e ulcerazioni della pelle; ma se viene utilizzata in dosi molto esigue (meno di un milionesimo di grammo) favorisce la guarigione di piaghe ulcerose ribelli. E ci sono le api. Antica è la constatazione che la loro puntura può essere anche benefica. L'apipuntura continua ad essere studiata ed esercitata, oltre che in Italia, in molti altri Paesi (soprattutto in Francia, Svizzera, Germania, Unione Sovietica, Stati Uniti, Giappone) contro reumatismi, artrosi, lombalgie, sciatalgie, nevralgie, eczemi. La cura consiste nell' "apinizzare" il paziente con punture d'api in numero crescente, praticate sulla parte del corpo da risanare. Il tal modo il veleno di questo insetto diventa un farmaco che lenisce il dolore e stimola nell'organismo una benefica risposta immunitaria, vale a dire difensiva. La terapia è preceduta da una prova per accertare che tale risposta non assuma la forma di una reazione allergica violenta come il pericoloso shock anafilattico.

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