Solo l’1,4% dei ristoratori sono riusciti ad ottenere un prestito dalle banche (e uno su tre si è sentito rispondere che ci vorranno almeno altre quattro settimane), nessun lavoratore ha ancora ottenuto alcuna forma di sostegno al proprio reddito e la data di riapertura è slittata senza alcun confronto con le organizzazioni di categoria ma soprattutto senza che sia stato comunicato alcun piano per la sicurezza sanitaria ed economica delle imprese, mentre cresce la preoccupazione per il tema degli affitti, affrontato attraverso il credito d’imposta ma limitatamente al mese di marzo, e per gli adempimenti fiscali, che al momento sono stati solo posticipati ma non annullati. Sono le critiche al Governo espresse dalla Fipe - Federazione italiana dei Pubblici Esercizi (che aderisce a Confcommercio), che, in audizione alla Camera dei Deputati, per voce del dg Roberto Calugi, ha riepilogato cosa non ha funzionato dopo il lockdown.
Per salvare un settore che conta 300.000 imprese, oltre 1 milione di lavoratori e che rischia di chiudere il 2020 con 34 miliardi di euro di perdite complessive la Fipe/Confcommercio ha ribadito poi cinque chiare proposte: contributi a fondo perduto per il settore, parametrati alla perdita di fatturato durante le 14 settimane di chiusura; moratoria sugli affitti e le utenze per le aziende e i rami d’azienda; esenzione per le imprese dal pagamento delle imposte locali e nazionali, in particolare Imu, Tasi e Tari, per il periodo di chiusura; estensione degli ammortizzatori sociali a tutta la durata della crisi, fino al momento in cui le imprese non potranno tornare a operare a regime; piano chiaro e condiviso per le riaperture.
A sostegno della riapertura dei locali (bar, ristoranti, enoteche ...) in Italia è arrivata anche la filiera del vino (Confagricoltura, Cia, Copagri, Unione italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi), che ha chiesto al Governo di far ripartire il prima possibile il settore horeca per tutelare migliaia di aziende vitivinicole, già alle prese con un export quasi del tutto bloccato e altre difficoltà legate all’emergenza sanitaria.
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