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OPINION LEADER

“La “Golden Age” del vino italiano in Usa deve continuare”, secondo Alison Napjus & Bruce Sanderson

A WineNews l’opinione dei senior editor di “Wine Spectator”: “cosa deve fare l’Italia del vino? Quello che già fa, puntare su autenticità e storie”
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Alison Napjus & Bruce Sanderson, senior editor “Wine Spectator” (ph: Facebook/Vinitaly)

“Molti vini italiani non hanno l’attenzione che meritano e a volte hanno prezzi troppo bassi. Vogliamo farli conoscere agli americani e far sì che la “Golden Age” italiana continui. Cosa deve fare l’Italia? Quello che già fa” afferma la senior editor della rivista Usa “Wine Spectator” Alison Napjus. Le fa eco Bruce Sanderson, anche lui senior editor del magazine americano: “gli americani guardano ancora ai classici, ma hanno una grande scelta”. Così i due giornalisti hanno commentato, a WineNews, il futuro del vino italiano sul mercato Usa, in occasione di OperaWine 2025 by “Wine Spectator”, edizione n. 14, che, nei giorni scorsi, ha aperto Vinitaly 2025 a Verona (e dove WineNews ha raccolto il sentimenti di numerose aziende portabandiera del vino italiano italiano negli States).
Gli Usa sono il primo mercato del vino italiano, con un valore, nel 2024, di 1,9 miliardi di euro di export. E se il giornalista Eric Asimov, sulle colonne del “New York Times”, ha paventato la fine della “Golden Age” del vino italiano, e non solo, negli Usa, Alison Napjus afferma: “spero che non sia così. Come sapete io mi occupo di vini italiani, e molti di questi non ricevono l’attenzione che meritano, qualche volta i loro prezzi sono troppo bassi. Io voglio concentrarmi su questi vini per farli conoscere ai consumatori americani e far sì che la “Golden Age” del vino continui”. Ma su cosa deve puntare l’Italia del vino per mantenere la sua posizione di leadership sul mercato americano? “Il mondo del vino italiano deve continuare a fare quello che già fa, porre l’accento sull’autenticità e raccontare delle storie - spiega Napjus - per quanto riguarda la leadership, posso dire che una mela non vale come un’altra mela, non puoi considerare un vino della California alla stregua di un vino italiano. Se ami il vino italiano, continuerai a volere quello, quindi penso che la sua leadership continuerà. Gli americani vengono in Italia in vacanza, per visitare le cantine, per soggiornare in fantastici resort e hotel, per mangiare nei ristoranti: non è una love story che riguarda soltanto il vino, per gli americani riguarda l’Italia intera” aggiunge Alison Napjus.
“Penso che gli americani guardino ancora ai classici, questo è quello che vediamo nel nostro mercato - aggiunge Bruce Sanderson, che segue in particolare per “Wine Spectator” i territori della Toscana e del Piemonte - ci sono tantissime varietà italiane disponibili per il consumatore americano, c’è una grande scelta e speriamo che si continui così. Ci sono i bianchi della Sicilia, i rossi del Sud, e nuove varietà di altre regioni: è un bel momento per i nostri consumatori. Ad ora non vedo un vino che spicca su tutti gli altri, anche se, come ho detto, i bianchi dalla Sicilia vanno bene, e trovo molto interessante anche il Timorasso dei Colli Tortonesi. Ci sono cose nuove da esplorare, e poi ci sono i grandi classici, come il Barolo, il Brunello e i Supertuscan, che gli americani continuano a bere”.

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