“Il vino è figlio della cultura: scientifica, storica, artistica. E per questo abbiamo voluto abbracciare i “santuari” dove il vino si fa da sempre e a livelli di assoluta eccellenza, come Champagne, Borgogna e Langhe, ma buttando lo sguardo anche sulle nuove frontiere, dal Giappone alla Russia, per ribadire il messaggio che attraverso la cultura e la conoscenza, anche nuove zone e territorio nel mondo possono fare vino di qualità, e gli enologi devono saperlo e raccontarlo”. Così, a WineNews, il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, annuncia il Congresso degli Enologi Italiani, che sarà di scena dal 31 ottobre al 2 novembre, a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, con il contributo dell’Enoteca Regionale Lucana guidata da Paolo Montrone, e che tra gli ospiti del convegno di apertura, nel pomeriggio del 31 ottobre, guidato da Federico Quaranta, oltre al Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio, vedrà la presenza del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “L’ho incontrato prima a Vinitaly, poi al Forum Internazionale della Cultura del Vino organizzato dalla Fondazione Italiana Sommelier di Franco Ricci, e l’ho invitato al nostro Congresso dicendo che è un appuntamento importante a cui partecipano non meno di mille persone. Lui ha accettato subito l’invito, sottolineando che sarebbe venuto anche se ce ne fossero state 50. Oltre ad essere una persona estremamente gentile, credo che il nostro Presidente del Consiglio abbia ben presente l’importanza del vino non solo come economia, ma come elemento di cultura del Belpaese, ed è una cosa molto importante. È già sommelier ad honorem, sicuramente lo nomineremo anche enologo ad honorem”.
Dal 1 novembre, poi, via a due giorni di relazioni, talk show e degustazioni. La prima sessione dei lavori congressuali sarà dedicata alla conoscenza di tre zone cult del vino, considerate i “santuari” della viticoltura e dell’enologia mondiale: Champagne, Borgogna e Langhe. A parlare del re delle bollicine sarà Alberto Lupetti, uno dei più grandi esperti e conoscitori di Champagne in Europa, che spiegherà le caratteristiche climatiche e produttive di questa regione, introducendo tre prodotti scelti tra quelli più rappresentativi: un Perrier-Jouët Blason Rosé, un Vilmart Grand Cellier d’Or 2014 e un Comtes de Champagne Blanc de Blancs 2007 di Taittinger.
Poi toccherà alla Borgogna, che sarà raccontata da Armando Castagno, esperto del territorio francese al punto da essere nominato anche “Chevalier du Tastevin nello Château du Clos de Vougeot”, che farà luce su una delle regioni vinicole più prestigiose del mondo, con nel calice vini come il Saint-Romain Aoc Rouge 2017 di Alain Gras; il Vosne-Romanée 1er cru Aoc Les Beaux Monts 2016 di Bruno Clavelier ed il Meursault 1er cru Aoc Perriéres 2016 di Ballot Millot.
A sviscerare le Langhe, invece, sarà un profondo conoscitore del territorio piemontese, Gianni Fabrizio, uno dei curatori della guida dei vini del Gambero Rosso, con nel calice vini come il Roero Docg Srü 2015 della Cantina Monchiero Carbone, il Barbaresco Docg Bernadot 2015 di Ceretto ed il Barolo Docg “Le Vigne” 2013 di Luciano Sandrone.
Nel pomeriggio, invece, sotto ai riflettori ci sarà il territorio lucano, raccontato dal giornalista Luciano Pignataro, con il contributo dei consorzi Qui Vulture, Agliano del Vulture, Matera Doc, Grottino di Roccanova e Terre dell’Alta Val d’Agri, mentre in chiusura sarà di scena l’ormai tradizionale talk show guidato dal giornalista e produttore in terra di Puglia, Bruno Vespa, e dove sono attesi personaggi come gli attori Nerì Marcorè e Rocco Papaleo, ed è invitato il re dei divulgatori culturali e scientifici del Belpaese, Piero Angela, “che ho invitato già l’anno scorso durante un evento a Venezia. E a rimarcare anche il valore culturale del vino, ci sarà anche una esposizione di dipinti di alto livello dedicati al vino, selezionati per noi dal critico d’arte Philippe Daverio, oltre ad una selezione dei reperti più rari ed importanti provenienti da un Museo del Vino della Georgia”, spiega ancora Cotarella.
Sabato 2 novembre, invece, ad aprire i lavori sarà il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello, che parlerà della dinamica del comparto vinicolo con un focus sulla competitività delle aziende del mezzogiorno, e poi via al viaggio attraverso le “nuove frontiere”, tre regioni particolari del panorama enologico mondiale, che presentano caratteristiche uniche per terroir e tecniche di produzione. Partendo dal Giappone, con Nobuo Oda, presidente di Camel Group - 7.000 dipendenti e 400 negozi di vino nel Paese -, accompagnato dal direttore generale della Cantina Camel Farm, Masayuki Kinoshita, che introdurranno la regione di Hokkaido, dove l’inverno si trascorre a meno 30 gradi con due metri di neve, e dove è cominciata una nuova era per il vino giapponese, con il Nord Nipponico che, dopo la Gran Bretagna, spiegano gli Enologi, è diventata l’ultima frontiera dello spumante, una rincorsa orientale allo Champagne. Nel calice il Camel Brut Méthode Traditionnelle 2014¸un Kerner Private Reserve 2018 e un Regent 2016.
Dal freddo del Giappone a quello della Russia, da cui proviene Maxim Troychuk, figlio di Valery Troychuk proprietario della Cantina Vedernikov, a 160 km dalla città di Rostov sul Don, in una delle zone più fredde della produzione vinicola del mondo, dove si applicano delle tecniche produttive molto particolari come quella di sotterrare i tralci delle viti prima dell’inverno per difenderli dalle gelate e poi dissotterrarli in primavera, che sarà raccontata nel bicchiere con l’assaggio del Tsimlyanskiy Cherniy 2016 e del Krasnostop Zolotovskiy 2014. Infine, si vola in Portogallo, con Pedro Ribero, enologo direttore della Herdade do Rocim e consulente per diversi produttori di vino in Alentejo e in altre regioni, che parlerà del vino in anfora e del suo progetto personale “Bojador” Vinho de Talha (anfora), al top delle classifiche dei migliori vini portoghesi, con l’assaggio dello Herdade do Rocim Amphora Bianco e dello Herdade do Rocim Amphora Rosso, entrambi del 2018. Mentre la chiusura sarà in uno dei luoghi simbolo della Basilicata, il Castello di Venosa, con la cena di gala con le eccellenze del territorio firmata dall’Enoteca Regionale Lucana.Un’occasione, il Congresso Assoenologi a Matera, anche per fare luce sulla produzione della Basilicata, Regione in cui la viticoltura è presente fin dal 1.300 avanti cristi, raccontata nelle testimonianze degli storici Romani Plinio e Stradone, con peculiarità come li “Grottino”, una delle 4 Doc della Regione (Aglianico del Vulture, Grottino di Roccanova, Matera e Terre dell’Alta Val d’Agri, mentre l’unica Docg è l’Aglianico del Vulture Superiore), che prende il nome delle grotte adibite alla produzione di vino che si trovano a Barile o tra gli stessi “Sassi” di Matera. Una Regione di grande storia, ma piccola nelle sue produzioni, sia vinicole (nel complesso meno di 90.000 ettolitri divino, al 90% rossi), sia nelle sue eccellenze gastronomiche Dop (come il Pecorino di Filiano ed i Fagioli Bianchi di Rotonda) e Igp (dal celeberrimo Pane di Matera ai Peperoni di Senise, per esempio), e che anche i virtù delle sue dimensioni, deve puntare sulle nicchie e sull’eccellenza, e non sulle quantità, come spiega a WineNews Paolo Montrone, alla guida dell’Enoteca Regionale Lucana (e della cantina Re Manfredi - Terre degli Svevi del Giv-Gruppo Italiano Vini, ndr).
“È un occasione che non possiamo perdere, e sono convinto che darà una visibilità enorme al comparto vino e non solo della Regione,che sicuramente avrà modo di mettersi in evidenza .
La Basilicata sta crescendo molto, ma i nostri prodotti - spiega Montrone - sono poco conosciuti e bisogna fare ancora tanto. Matera Capitale della Cultura Europea ha portato un flusso di turisti da tutto il mondo, che dobbiamo sensibilizzare a venire negli anni futuri a scoprire tutta la Basilicata e i suoi paesaggi straordinari. Anche le aziende si devono fare trovare pronte per l’enogastronomia. L’Aglianico del Vulture è un vino già molto apprezzato, sta andando bene con i produttori che lavorano per ottenere qualità. Per il food, c’è ancora da lavorare per promuovere eccellenze come il caciocavallo podolico, la carne podolica e i salumi. Sono tutte eccellenze legate a piccole realtà che è difficile trovare sul mercato. Queste piccole aziende devono rimanere con queste dimensioni e puntare solo sulla qualità. Prodotti di nicchia e non dobbiamo diventare a livello industriale. Non mi stancherò mai di dire a tutti i produttori che noi dobbiamo puntare tutto sulla qualità, siamo una Regione di piccole denominazioni, la più grande è l’Aglianico del Vulture, ma parliamo di pochi milioni di bottiglie tutti insieme. Puntare sulla qualità è l’unico modo che abbiamo per emergere. Se siamo bravi a farlo faremo grande servizio alle nostre aziende, al prodotto e questa piccola grande regione che è la Basilicata”.
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