“Il vino ha bisogno di essere liberato: è imprigionato sia da cose fisiche che metafisiche”. Parola di Oscar Farinetti, patron di Eataly, quell’autentico tempio del wine & food italiano che sta riscuotendo sempre maggiori successi all’estero e anche in patria. Per dare corpo a questa “evasione” Farinetti ha creato “Vino Libero” (il progetto debutta oggi a Eataly Roma), un’associazione, per ora, di 13 produttori di Regioni come Piemonte (Borgogno, Fontanafredda, Mirafiore, Brandini, Santa Vittoria e San Romano), Lombardia (Monte Rossa), Veneto (Serafini & Vidotto), Friuli (Le Vigne di Zamò), Toscana (Lornano), Marche (Fulvia Tombolini), Puglia (Agricola del Sole) e Sicilia (Calatrasi & Miccichè). Da cosa abbia bisogno di essere liberato il vino lo spiega lo stesso Farinetti: “il vino - dice a www.winenews.tv - deve essere liberato dalla burocrazia, dagli abbinamenti, dalle analisi sensoriali, e deve essere liberato da un sistema distributivo medievale che fa arrivare il vino carissimo ai consumatori, partendo dalla cantina a un prezzo basso e lascia ai contadini un tubo per le uve. Deve essere liberato da tutti questi passaggi della filiera. E dal punto di vista fisico deve essere liberato da tre cose, che devono diventare quattro nel tempo: concimi chimici, diserbanti, solfiti e lieviti industriali”. Ed ecco che i vini di “Vino Libero” sono ad oggi già prodotti senza concimi chimici, senza diserbanti e con una quantità ridotta di solfiti aggiunti: “noi siamo pronti”, sottolinea Farinetti: “abbiamo una gamma di 90 vini liberi, e li vorremmo distribuire in Italia e in tutto il mondo con questo concetto nuovo di libertà”.
Info: www.ristoranteitalia.eataly.it/images/vinolibero.pdf
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