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VINO E TERRITORI

La Piana Rotaliana ed il Teroldego a confronto con l’Etna: territori diversi che pensano al futuro

Un pezzo di storia del Trentino del vino, in difficoltà, ed il diamante enoico di Sicilia, sempre più luminoso, al centro degli “Incontri Rotaliani”

Tra la Piana Rotaliana incastonata tra le Dolomiti, e l’Etna, in Sicilia, vulcano nel cuore del Mediterraneo, i punti di contatto non sono così evidenti. Eppure, l’incontro ed il confronto sono sempre alla base della crescita, anche quando si tratta di territori del vino. Ne sono consapevoli gli organizzatori di “Incontri Rotaliani” n. 3 che, una volta ogni due anni, invitano nella Piana - fazzoletto di terra abbracciato dalle montagne e solcato dl fiume Adige e dal torrente Noce - denominazioni e produttori di altre aree vitivinicole. Un’occasione preziosa per superare l’autoreferenzialità che affligge il mondo del vino e per creare collaborazioni e progetti di ricerca condivisi. Dopo la Borgogna e la Rioja, nei giorni scorsi, è stata la volta dell’Etna, diamante enoico della Sicilia (che WineNews ha raccontato anche in questo video).
E, partendo proprio dal territorio siciliano, che, negli ultimi anni, è stato uno di quelli cresciuti di più, a livello nazionale, è stato evidenziato come la superficie a vite passata dai 600 ettari del 2010 a 1.300 di oggi, con prezzi dei vini alle stelle rispetto al recente passato, sintetizzi il grandissimo successo dell’Etna diventato uno dei territori del vino italiani più apprezzati. Una reputazione risultato della suggestione provocata da un’area di produzione “stra-ordinaria” e della sua narrazione, ma anche dell’arrivo di personalità da altri territori - come, nel 2000, Andrea Franchetti, con Passopisciaro, Marc De Grazia, con Tenuta delle Terre Nere e Frank Cornelissen, con l’azienda agricola omonima - che ne hanno svelato le potenzialità a quelli poco convinti, mentre aziende storiche, come Benanti, Barone di Villagrande, Cottanera e Murgo, per citarne alcune, continuavano a crederci anche in tempi difficili. Un ampliamento delle superfici dovuto in gran parte alla corsa dell’acquisto di terra da parte dei più noti brand dell’Isola che quasi tutti hanno una “dependance” sotto “a muntagna”. Nella cintura tra i 400 e i 1000 metri, che abbraccia i versanti da Nord a Sud Ovest del vulcano per un totale di 25.000 ettari, quelli a vigneto sono solo 1.290 (dati del 2022) - probabilmente arriveranno ad essere 1.350 alla fine del 2023 - su cui operano 441 viticoltori di cui 180 imbottigliano e 70 hanno cantina propria. “Oggi il vino e altri prodotti fanno parte di un offerta turistica importante molto cresciuta - ha spiegato Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio di tutela dei Vini Etna Doc - ma fino a 10-15 anni fa si faceva fatica a trovare aziende dove degustare vini anche di qualche vendemmia addietro. Si doveva alloggiare a Taormina o a Catania e l’Etna era una meta “di passaggio”. Oggi, invece, c’è un tessuto di accoglienza anche di alto livello, in crescita, che sta accompagnando il successo dei nostri vini. Il vino è pura evocazione di un territorio e se non è bello e non ricorda momenti felici, non ne riberrai i vini tornato a casa. Chiamarsi Etna e non con il nome di una varietà, che è patrimonio di tutti, fa sì che con il vino si compri il vulcano e le esperienze vissute”.
Un tema quello del nome varietale della Doc molto sensibile per il Teroldego Rotaliano, Doc varietale - riconosciuta nel 1971 per il vitigno presente da oltre un secolo nella provincia e concentrato nella Piana - legata al rosso principe del Trentino. È la più piccola denominazione della provincia autonoma di Trento rivendicabile su 441 ettari, distribuiti in due soli comuni, Mezzolombardo e Mezzocorona. Elevata è la diversità spaziale dei terreni, per la presenza più o meno importante di sedimenti alluvionali di diversa origine trascinati a valle del torrente Noce, deviato a metà 800 per farlo confluire nell’Adige più a sud ed evitarne le frequenti tracimazioni. A questa variabilità si aggiunge quella microclimatica dettata dai venti - freddi spirano dall’Adamello e dal Brenta e mite è l’Ora che arriva dal Lago di Garda - e dalla maggior o minore vicinanza dei costoni di roccia che di notte restituiscono il calore del sole accumulato nel giorno.
Nella ricorrenza del cinquantenario in seno agli Incontri Rotaliani 2021 era stata ventilata e data per prossima una “riorganizzazione” della Denominazione per superare una situazione ritenuta critica dalle piccole aziende. Soltanto il 50% della produzione di Teroldego della Piana Rotaliana, infatti, viene rivendicato a Doc, mentre il resto viene commercializzato come Teroldego Igt e Vigneti delle Dolomiti Igt o venduto sfuso. I valori fondiari sono alle stelle, ma il reddito netto ad ettaro è basso, in particolare per le piccole imprese familiari che, insieme a due cantine cooperative, Mezzacorona e Cantina Rotaliana, costituiscono la filiera produttiva.
L’ipotesi per valorizzare le punte di eccellenza del Teroldego Rotaliano Doc era stata prospettata in quella occasione da Attilio Scienza nella veste di presidente del Comitato Nazionale Vini Dop e Igp. Prevedeva l’istituzione di una Docg e/o alcune Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) a ricalcare la distinzione tradizionale in quattro aree per diversità di condizioni pedoclimatiche dell’area perché le aziende più piccole e i soci delle cooperative potessero produrre vini a maggior valore aggiunto. Come ? Riducendo il potenziale produttivo della denominazione, sovradimensionato rispetto alla domanda e aumentando la quota di bottiglie rivendicate con la Doc Teroldego Rotaliano. Così come anche Giulio De Vescovi, in rappresentanza del Consorzio Vignaioli del Trentino, aveva indicato la riduzione delle rese come uno strumento per attenuare gli effetti negativi creati dal Teroldego non rivendicato a doc sulla percezione della denominazione e sui prezzi, che hanno spinto diversi produttori di punta a uscire dalla Doc, e le Uga come passaggio intermedio per arrivare alla Docg. Francesco De Vigili, presidente “TeRoldeGO Evolution”, gruppo di nove piccole aziende dal 2018 associate attorno al progetto di produrre un Teroldego Rotaliano eccellente, sosteneva che si dovesse partire, per prima cosa, dalla revisione della Doc, ritornando alle rese previste nel 1971 (130 quintali/ettaro, poi aumentati a 170 nel 1987), per costruire solo successivamente, insieme tutti gli attori del territorio, una Docg coerente con la valorizzare vino e territorio. Differente la posizione di Mezzacorona, la grande cooperativa leader nella produzione di Teroldego Rotaliano Doc e Teroldego Vigneti delle Dolomiti Igt, che, a latere dell’evento, sollecitata a rispondere sui temi sollevati ad Incontri Rotaliani 2021, ritiene che vi sia comunque lo spazio per produrre vini di alta gamma, come peraltro dimostrano le etichette dei suoi “progetti qualità” che spuntano prezzi elevati (ed inoltre rimanda le scelte per il futuro delle Doc trentine ai risultati di uno studio del Consorzio Vini del Trentino già in corso).
Gli Incontri Rotaliani 2023, a distanza di due anni, di queste questioni non si è parlato, ma i temi caldi sono ancora in essere, con il rischio di estromettere alcuni produttori del mercato. Lo ha confermato Francesco De Vigili, a Winenews: “i dati sono gli stessi di due anni fa e le previsioni fatte allora stanno trovando riscontro nelle liquidazioni delle cantine sociali che sono in costante calo. La vendemmia 2022 ha restituito una quantità molto elevata con qualità e gradazione zuccherina generalmente basse, oltre a fenomeni di uscita dalla Doc con vendite di uva non tracciabili. I controlli non sono adeguati e continuando così il rischio il sistema imploderà. Visto che le previsioni di due anni fa si stanno drammaticamente avverando sarebbe opportuna una presa di coscienza e consapevolezza del problema, aprendosi ad una discussione dove ogni parte possa rivendicare le proprie ragioni al fine di sviluppare un percorso virtuoso e condiviso per valorizzare i nostri vini. Ci sono aziende, come Foradori, che hanno dimostrato le grandi potenzialità del Teroldego a livello internazionale: dobbiamo, però, far fronte comune per evitare fenomeni di fuga dalla denominazione che, ad oggi, racchiude grandi vini venduti ad oltre 50 euro allo scaffale (talvolta rivendicati a Igt non per zona di origine, ma per scelta aziendale) e vini rivendicati a doc a prezzi sotto i 3 euro a bottiglia”.
Agli Incontri Rotaliani 2023 (kermesse ideata e organizzata dal Consorzio Turistico Piana Rotaliana Königsberg, in collaborazione con Apt Dolomiti Paganella e l’Associazione Alteritas - Interazione tra i popoli. Sezione Trentino, sotto la regia di Alessandro Torcoli, direttore della storica rivista Civiltà del Bere), frequentati da oltre 700 persone, hanno partecipato 8 produttori etnei di primissimo livello (Barone di Villagrande, Benanti, Franchetti-Passopisciaro, Graci, Girolamo Russo, Masseria Setteporte, Terre Nere e Distilleria Fratelli Russo) che hanno affiancato 17 aziende rotaliane (Breccia, De Vescovi Ulzbach, De Vigili, Donati Marco, Dorigati, Endrizzi, Endrizzi Elio e Fratelli, Fedrizzi Cipriano, Foradori, Martinelli, Mezzacorona, Redondel, Rotaliana, Zeni Roberto e le distillerie Bertagnolli, Villa de Varda e Distillerie Trentine) nella due giorni di dialogo e incontro all’insegna di wine talks, conferenze, banchi d’assaggio e masterclass guidate.

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