
La private label cresce, anche in Italia. Nel 2024, infatti, i prodotti a marchio del distributore hanno raggiunto i 26 miliardi di euro, in crescita del 2,4% sul 2023, con una quota di mercato nella grande distribuzione vicina al 32% (dati diffusi a Marca 2025, by BolognaFiere). E in questo trend si inserisce anche il vino, seppur a piccoli passi, nel Belpaese, rispetto alla media dei principali mercati Ue, dove la quota di mercato dei vini “private label è intorno al 30% sia in volume che in valore. Ebbene, in Italia, dove molte insegne importanti hanno investito con progetti strutturati, come Coop Italia, in partnership con tante aziende top (dichiarate in etichetta, in una sorta di cobranding) di territori importanti, per esempio, dai dati di NielsenIQ elaborati da WineNews, emerge che su 2,2 miliardi di euro di vino venduti tra iper e super mercati, libero servizio piccolo e discount, 273,8 milioni di euro sono imputabili al vino private label, con una crescita del +2,1%, mentre in volume si parla di 106,9 milioni di litri su un totale di 628 venduti nel complesso dalla gdo, con una crescita del +1,6. Anche se, in media, si parla di un prezzo medio decisamente inferiore, con il vino private label a 2,56 euro al litro (+0,5% sul 2023), contro il 3,6 euro (+2,9%) di quello dei marchi aziendali.
Stringendo il focus sulla categoria delle bollicine, gli spumanti private label valgono 65,8 milioni di euro su 745,5 milioni totali venduti nel 2024, con una crescita del +1,3%, per 11,3 milioni di litri su 105,2 totali (+4,4%), anche qui con un prezzo medio più basso della media: 5,78 euro per le bollicine a marchio del distributore (-3%) contro i 7 di quelli aziendali (-0,5%). Una differenza di prezzo legata sia alla tipologia dell’offerta, con la marca del distributore che, generalmente, in ogni settore merceologico, punta proprio sulla convenienza economica rispetto ai prodotti a marchio privato dello stesso segmento, ma anche alla grande incidenza del canale discount, come spiega, a WineNews, Eleonora Formisano, Sales Lead Smb & Global Snapshot Italy NielsenIQ: “per quanto riguarda il vino, circa il 40% delle private label, sia in valore che in volume, è venduto nel discount, mentre la restante parte in iper, supermercati e libero servizio piccolo. La sua importanza è maggiore nei discount rispetto al resto della gdo, rispettivamente con il 22,4% a valore e il 21,6% a volume nel discount, con un posizionamento di prezzo in linea con la media del canale (2,41 euro al litro per i private label, 2,33 per gli altri, ndr). Nel resto della gdo, la quota è del 9,2% a valore e del 14,8% a volume, con un posizionamento di prezzo di circa -40% contro la media della categoria (2,67 euro al litro per i private label, 4,2 per i marchi privati)”.
“I dati relativi alle vendite di spumante e Champagne - aggiunge Formisano - attestano che il 46% del fatturato delle private label ed il 58% dei volumi è venduto nel discount, che si dimostra il canale prevalente per la tipologia. Anche in questo caso la sua importanza è molto più ampia nel discount rispetto al resto della gdo, rispettivamente con il 28,3% a valore e il 27,4% a volume nel discount, e un posizionamento di prezzo in linea con la media (4,43 euro al litro per i marchi privati, 4,58 per gli spumanti a marchio del distributore nei discount). Mentre nel resto della gdo, la quota è del 5,5% a valore e del 5,9% a volume, con un posizionamento di prezzo lievemente sotto la media della categoria (7,46 contro 7,87 euro al litro)”.
Insomma, un fenomeno ancora piccolo, quello dei vini private label in Italia, rispetto ad una media dei principali Paesi Ue che è quasi il triplo, per arrivare al Regno Unito dove oltre il 50% delle vendite di vino in grande distribuzione è fatto da vini a marchio delle insegne. Ma, senza dubbio, destinato a crescere ancora, se saprà coniugare sempre maggiore qualità e varietà ad un prezzo conveniente per un consumatore che vede sempre più eroso il proprio potere di acquisto.
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