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TRA MERCATO ED ETICA

La sostenibilità è un dovere. Ma nelle aziende serve un cambiamento gestionale e culturale

Da Equalitas a Viva, allo standard unico nazionale, la visione e lo stato dell’arte della sostenibilità del vino al Congresso Assoenologi n. 75
ASSOENOLOGI, SOSTENIBILITA, vino, Italia
Congresso Assoenologi n. 75: la sostenibilità del vino

La sostenibilità è ormai tema e valore onnipresente nella vita delle cantine, nella comunicazione, nel commercio e del dibattito intorno al vino. E di conseguenza è stato anche l’argomento più evocato nel Congresso Assoenologi n. 75, di scena a Verona: la sostenibilità in vigneto e in cantina, nei prossimi anni, sarà al centro dell’attenzione delle aziende. “È stato un crescendo negli anni - ha raccontato Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino - abbiamo cominciato a considerarla dapprima per una ragione di carattere commerciale: sapevamo che ci sarebbe stata richiesta dai mercati. Poi è intervenuta la sensibilità ambientale. Infine la motivazione più importante, messa in ulteriore evidenza dai tragici fatti di questi giorni: l’utilizzo più oculato dell’energia e degli altri input produttivi, quindi, l’aspetto economico”. E, con una gradualità simile, prima l’attenzione è stata posta sulla sostenibilità in vigneto, per poi interessare la cantina e tutta la filiera ed è nata così la necessità di ragionare su come misurare gli impatti raccolta dalla ricerca pubblica e dai Ministeri delle Politiche Agricole e dell’Ambiente. “A partire dai sistemi di produzione integrata - ha proseguito Gerbi - in Italia sono stati messi a punto alcuni protocolli che hanno tracciato percorsi diversi che a breve potrebbero trovare una integrazione”. Il riferimento è alla recente approvazione della Certificazione nazionale di sostenibilità della filiera vitivinicola, possibile a partire dalla vendemmia 2022, per la quale il Comitato della Sostenibilità Vitivinicola (CoSVi), creato nel giugno 2021 al Ministero delle Politiche Agricole, si sta occupando di formulare un disciplinare con gli standard di produzione sostenibile, i requisiti e le buone prassi da rispettare in campagna e in cantina, e l’individuazione degli indicatori. Un disciplinare fondato sui tratti comuni tra i due standard Equalitas e Viva.
Viva è lo standard nazionale del Ministero della Transizione Ecologica, avviato nel 2011 con la collaborazione scientifica del Centro di Ricerca Opera - Osservatorio Europeo per l’Agricoltura Sostenibile dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che “con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità nel comparto vitivinicolo italiano - ha spiegato Ettore Capri, direttore Opera - misura le prestazioni di sostenibilità della filiera e il loro miglioramento grazie a indicatori specifici”.
Equalitas, nato nel 2014 da una ricognizione sull’esistente in termini di valutazione della sostenibilità, ha come capofila Federdoc ed è uno standard basato su tre pilastri - ambientale, economico ed etico-sociale - che quindi considera la sostenibilità a 360 gradi e lo fa “mettendo il raggiungimento dell’obiettivo enologico al centro - ha sottolineato Stefano Stefanucci, direttore Equalitas - un prerequisito che tuttavia non viene dato per scontato da altri standard. Equalitas non certifica, ma mette a disposizione delle aziende che intraprendono il percorso i requisiti da soddisfare e accredita degli enti di certificazione, verificando che soddisfino determinati parametri, che effettivamente verificheranno il rispetto dello standard”. La Certificazione nazionale di sostenibilità della filiera vitivinicola ha come base il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (Sqnpi), schema di certificazione volontario del Ministero delle Politiche Agricole per tutti i prodotti agricoli e agroalimentari ottenuti con tecniche di produzione integrata.
“Sqnpi è nato nel 2011 sulla spinta delle risposte da dare alla Commissione Europea e alle istituzioni nazionali per ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura - ha raccontato Giuseppe Ciotti del Ministero delle Politiche Agricole -dopo questo primo approccio il progetto si è sviluppato trasformandosi da obbligo a opportunità di carattere commerciale conferendo una maggiore competitività ai prodotti delle aziende nazionali. Il nostro compito era di creare un modello di sostenibilità estensibile a tutte le aziende agricole. In particolare per il settore vitivinicolo stiamo mettendo a sistema tutto quanto la ricerca offre. Oggi esiste una normativa quadro e la gestione è demandata a un organismo tecnico che aggiorna e prende in considerazione le problematiche senza passare per la Conferenza Stato-Regioni. Questo fattore comune rappresenta per le Regioni la base per la prossima programmazione Ue. Presentarsi sul mercato con certificazioni differenti è controproducente, quindi è stato deciso di individuare un percorso comune lasciando alle aziende la possibilità di certificarsi con l’uno o l’altro modello”.
Ad oggi la struttura informatizzata e il logo rimangono quelli di Sqnpi, ma per il 2022 è stato previsto un upgrade includendo nel protocollo ministeriale Sqnpi alcuni termini comuni tra Viva ed Equalitas, che lo rendono di fatto standard più avanzato per la filiera vitivinicola. L’azienda che applicherà questi requisiti facoltativi potrà ricevere non un nuovo bollino, ma la Certificazione nazionale di sostenibilità della filiera vitivinicola, diversa da Sqnpi. Nel 2023, sulla base di una proposta depositata dal CoSVi, molto ridimensionata dall’organo tecnico-scientifico consultivo di Sqnpi, si potrà avere un ulteriore upgrade innestando ulteriori requisiti tratti da Viva ed Equalitas.
Ad oggi la somma delle aziende vitivinicole certificate in base ai due standard è in crescita, ma ammonta a meno di 250. Un numero davvero esiguo. “La maggiore difficoltà delle imprese - secondo Capri - è il raggiungimento della consapevolezza nell’affrontare il cambiamento gestionale per fare sempre meglio. Molte aziende intraprendono il percorso, ma poi si interrompono perché alla base non c’è un cambiamento culturale”. “Assoenologi - hanno concluso insieme il professore universitario Ettore Capri e Stefano Stefanucci - potrebbe traghettare le aziende in questo percorso”.

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