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LO STUDIO

La spesa degli italiani, dall’inizio alla fine del lockdown: i dati Coop, direttamente dal carrello

Nella prima fase “spesa bunker”, poi l’assestamento: uova, burro e farina i preferiti. Crescita a doppia cifra per vino, birra e aperitivi (digital)
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La spesa degli italiani in lockdown, nei dati Coop Italia

In quasi due mesi in casa, a cambiare per gli italiani sono state tantissime cose: la routine, il modo di lavoro (per chi il lavoro lo ha mantenuto), le abitudini, e, da non sottovalutare, il carrello della spesa. Ad indagare sulle abitudini alimentari e di spesa in generale degli italiani nel lockdown è Coop Italia, leader della gdo italiana, che ha monitorato gli acquisti in queste otto settimane di emergenza sanitaria, facendo emergere di fatto una nuova modalità di comportamento rispetto al supermercato. Intanto, da sottolineare come introduzione, è la fondamentale differenza tra le prime settimane e le ultime: dal 24 febbraio al 15 marzo, indicativamente, infatti, in concomitanza con l’esplosione dell’emergenza, gli italiani si sono riversati nei supermercati, facendo la cosiddetta “spesa bunker”, cioè facendo scorte, per timore di aver difficoltà a reperire certi prodotti nel futuro o per paura di non poter poi più uscire nella fase acuta dell’emergenza. È in questo periodo che c’è stata, quindi, una corsa alle scorte di conserve di verdure, pasta, riso e olio hanno fatto schizzare le vendite di questi generi nelle prime 3 settimane (24 febbraio-15 marzo) rispettivamente a +65%, +53%, +48% e +35%. Un’attitudine alle scorte e alla lunga conservazione che ha riportato nei carrelli beni di solito poco usati e di lontana memoria come le conserve di carne al +62% (come quella in scatola) e le minestre liofilizzate a +37%. Placata l’ansia, è iniziata la discesa a precipizio di pasta, riso, latte uht, biscotti e la cucina è divenuta uno dei molti modi per passare il tempo: gli italiani, come raccontato da WineNews nelle scorse settimane, sono diventati tutti più o meno pizzaioli, pasticceri e panettieri. Nel totale delle otto settimane la vendita di lievito di birra è cresciuta in media del 149% e quella della mozzarella per pizza del 109%. Uova, burro, farina nel passaggio dalla prima alla seconda fase del lockdown sono ancora in testa al gradimento degli italiani; ad oggi le uova e il burro registrano nel totale dei due mesi crescite del +44% e +46% ma le prime sono addirittura aumentate da marzo a aprile (dal +36,6% al +47,4%), stessa sorte è toccata al burro (dal +39,5% al +49,2%). La farina è passata dal +114% delle prime tre settimane al +174% delle successive 5 per attestarsi a una crescita media nell’intero periodo del +152%. All’inverso, dal 16 marzo al 19 aprile, le vendite di pane sono calate del -30%, forse anche perché quasi un italiano su due ha paura di comprare cibo che poi non può cuocere.

Nelle ultime settimane, con un vero e proprio salto in avanti rispetto alla prima fase, in concomitanza con un rallentamento dell’emergenza, almeno nei numeri, e la conseguente voglia degli italiani di riprendere, seppur virtualmente, la tradizione dell’happy hour, crescono a due cifre le vendite di aperitivi (+17%), di birra (15,5%), e di vino da tavola, che cresce a doppia cifra nelle ultime settimane con un +28,5%, e un +17,2% nelle 8 settimane totali.

Ma, ad essere stati i veri protagonisti della spesa degli italiani in lockdown, per ovvi motivi, sono stati i prodotti igienizzanti e disinfettanti:
amuchina e simili hanno totalizzato nei due mesi di vendite crescite in media del +377%, le salviettine disinfettate +616% e i termometri e i disinfettanti per superfici intorno al +200%. Se non bastasse il numero assoluto per rendersi conto dell’incredibile ascesa di questi prodotti basti dire che solo per i termometri si tratta di un aumento nelle vendite di 12 volte superiore alla media. Il vero boom, altrettanto per ovvi motivi, è stato quello della vendita di mascherine: già nelle prime tre settimane raggiungevano crescite del + 337% (e nonostante la penuria negli scaffali), con i nuovi approvvigionamenti poi, e l’avvicinarsi della fase 2, dal 16 marzo al 19 aprile hanno raggiunto picchi di crescita nelle vendite di +1.616% (attestando la media dei due mesi intorno al +1.160%).

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