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La Stampa

I dazi e la crisi del vino “Meno produzione per evitare il tracollo” … Federvini a Palazzo Chigi: settore in difficoltà, difenderemo i prezzi. Meloni ottimista: la partita con gli Usa sulle esenzioni è ancora aperta...Secondo il governo la partita dei dazi sul vino non è chiusa, ma comincia adesso. “Questo è un comparto fondamentale per l’economia nazionale e per la promozione dell’identità italiana nel mondo” sostiene Giorgia Meloni, e per questo va difeso. E per quanto riguarda i dazi Usa ieri la premier si è detta convinta “che su alcuni settori, su alcune filiere” la partita si possa ancora giocare “spiegando ai nostri amici e alleati americani che c’è una serie di prodotti che difficilmente possono essere rimpiazzati da produzioni nazionali. Questo vale molto per alcuni prodotti italiani, anche per quello del vino”. La trattativa, insomma, è aperta con l’Italia che punta ad ottenere dazi zero su prosecco, barolo, brunello, e tutti gli altri vini rossi e bianchi che varcano l’oceano. “Certamente il tema dei dazi non è finito il l agosto e non finirà nei prossimi giorni, sarà un tema lungo e delicato sul quale dobbiamo valutare e misurare gli effetti insieme al governo e individuare le necessarie soluzioni” ha spiegato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “La premier Meloni ci ha dato un segnale di buona speranza” ha commentato a sua volta il vicepresidente di Federvini Piero Mastroberardino dopo l’intervento a sorpresa della premier al tavolo della filiera del vino che si è riunito ieri a palazzo Chigi. Presenza apprezzata da tutti i partecipanti come segno di attenzione verso un settore che oggi “è esposto a rischi senza precedenti” per dirla con Coldiretti. Oltre nuovi dazi americani al 15%, il comparto deve in fatti fare i conti con la concorrenza di Australia, Cile, e Argentina (a cui gli Usa applicano dazi del 10% appena), e soprattutto con la crisi dei consumi e con scorte ai massimi storici, pari a oltre 46 milioni di ettolitri, “una situazione che rischia di compromettere la stabilità del mercato, frenando la crescita e la qualità che il settore ha saputo costruire da tempo”. Alla riunione, convocata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, per “rispondere in maniera puntuale alle richieste sollevate dalla filiera vitivinicola”, hanno preso parte anche il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, il sottosegretario alla salute Marcello gemmato ed i rappresentanti di Federvini, Uiv, Assoenologi, i presidenti dell’Ice e dell’Ismea e tutte le principali associazioni del mondo agricolo. “Il governo intende continuare a sostenere in maniera concreta un settore fondamentale per l’economia italiana e che non possiamo per metterci di disperdere” ha assicurato Lollobrigida, ricordando che “l’Italia è leader mondiale nella produzione di vino e ha raggiunto nel 2024 la cifra record di 8,1 miliardi di euro nell’export”. Secondo il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti, “il vino sconta una carenza di mercato sempre più evidente, e in questo contesto i dazi rappresentano un motivo di forte preoccupazione. Ora è urgente da una parte adeguarsi ai nuovi scenari producendo meno - anche con il blocco delle autorizzazioni di nuovi vigneti - garantendo così la giusta remunerazione a monte; dall’altra serve accelerare con la promozione attraverso nuove misure straordinarie”. Di qui l’idea di avviare una campagna di comunicazione per confutare le spinte proibizioniste ed il luogo comune, sempre più diffuso all’estero, che il vino sia dannoso per la salute. “Una comunicazione strutturata, coerente e scienti ficamente fondata potrà rappresentare un argine efficace alla crescente delegittimazione” sostiene Federvini che parla di “un atto necessario”. Per il presidente di Coldiretti Ettore Prandini “siamo di fronte a un momento spartiacque per il futuro del vino italiano: servono misure straordinarie, rapide e coordinate per evitare che una difficoltà congiunturale si trasformi in una crisi strutturale. Chiediamo di finanziare in modo equo la distillazione straordinaria per ridurre le giacenze e ristabilire l’equilibrio di mercato, e di rafforzare i fondi per l’internazionalizzazione, valorizzando il ruolo delle agenzie italiane che operano all’estero, introdurre sgravi per gli investimenti in sostenibilità ambientale e valutare una moratoria sui finanziamenti per le aziende vitivinicole in difficoltà, affinché possano superare questa fase critica senza rinunciare a progetti di crescita e innovazione”. “L’Italia ha un problema molto serio, la disparità tra offerta e domanda di vino. Finché non ci mettiamo in testa di produrre meno vino, noi siamo sempre in mezzo ai guai - taglia corto il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella -. E non valgono gli aiuti e sovvenzioni”.

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