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La Stampa / Dossier Piu'

Il vino va di lusso ... Le cantine si trasformano e diventano relais dalla foresteria per i clienti vip a hotel destinati a diventare cult per gli enoappassionati... In principio fu Giorgio Lungarotti, che con lungimiranza pensò che il vino non poteva essere solo buono, ma doveva diventare anche il motore di un nuovo turismo. Per una passione smisurata dedicò la sua vita alla ricerca dei segni della civiltà del vino, arrivando a creare il più bel museo della civiltà del vino d’Italia che oggi annovera circa 3000 pezzi. Poi la creazione di un relais come l’Hotel Le Tre Vaselle e infine due agriturismo. Oggi Chiara, la figlia di Giorgio, è presidente del movimento turismo del vino, quello che indice ogni anno le cantine aperte. Ma a Torgiano non solo la cantina è aperta tutto l’anno, ma pure il paese. Poco più in là a Montalcino, stanno facendo la medesima cosa tante cantine.
Ricordo la Velona, che oltre al Brunello produce eccellenti salumi e offre ospitalità. Ma persino il castello Banfi, annovera un ristorante eccellente e un museo del vino che come bellezza viene subito dopo quello di Torgiano e quello di Pessione della Martini & Rossi. Il binomio vino e turismo è ormai un fattore inscindibile ed ha a che fare con il genio italiano. Se ci spostiamo in Friuli, proviamo il piacere di sostare nelle cantine di Ornella Venica: un piccolo paradiso, fatto di prati, piscina, minialloggi, ma anche un angolo per le colazioni e volendo per cene che invogliano alla compagnia.
In Franciacorta l’esempio più clamoroso è forse quello di Bellavista, con annesso il ristorante di Gualtiero Marchesi e l’hotel di lusso l’Albereta, ma anche l’azienda Villa, in località Villa a Monticelli Brusati rappresenta il recupero di un intero borgo, con posti letto, ristoro e quant’altro. Il vino accompagna anche la nuova era dell’albergo diffuso e soprattutto risponde a quella funzione dell’agricoltura che non è solo prodotto, ma anche recupero dell’ambiente, ricettività e nuove motivazioni per i figli o per la stessa moglie del titolare, là dove non è in prima persona alle prese col mosto.
Di questi tempi l’esplosione più clamorosa del fenomeno è nel Monferrato, dove i castelli si stanno trasformando in relais ricercati soprattutto da una clientela straniera. Ad Alfiano Natta, la Tenuta del Castello di Razzano è capace di tenerti col fiato sospeso. È bellissima. Qui non si mangia, si riposa, si fa una colazione da mille e una notte e si degusta il vino. Per il resto - dice Augusto Olearo - ci sono i ristoranti della zona, ai quali non si vuole far concorrenza, ma anzi, essendo i primi alleati delle cantine, si crea sinergia. E questo nonostante Olearo abbia due cucine attrezzate, una per le degustazioni del vino a pagamento, l’altra per i raduni della propria forza vendita. Duecentomila bottiglie l’anno.
Di cui una buona parte, a questo punto, vendute direttamente nel relais. A Murisengo la Tenuta Isabella offre camere sontuose e se c’è bisogno di cucinare, in una sala coi vetri che danno sul Monviso, si chiama il ristorante di sotto. In questo modo un territorio vive e si sostiene. Al castello di Camino, maniero di mille anni, hanno appena ultimato le camere a fianco della cantina e così al Castello di Redabue che dà le sue uve al Post dal Vin di Rocchetta Tanaro. Casa Bava a Cocconato d’Asti ha addirittura inventato un punto vendita dei migliori cioccolati d’Italia abbinato alloro Barolo chinato. Sarebbero tante le storie da raccontare e, unendole una ad una, si scopre l’affermazione di un territorio attraverso una nuova, moderna, intrigante proposta del vino. Che è indissolubilmente legata al territorio e alla sua storia.

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