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La Stampa / Dossier Piu’

Il nettare dei fenici ... Sull’isola di Mozia si torna a coltivare l’antica uva Grillo... Il rilancio dei vini del territorio, piccole nicchie di vigneti antichi che vengono scoperti, recuperati e portati alla produzione, prosegue con un nuovo adepto: il “vino dei Fenici”. Arriva dalla Sicilia e a farlo rinascere è la famiglia Tasca d’Almerita, sempre all’avan­guardia nell’esprimere la Sicilia del vino di qualità. Tasca d’Almerita ha colto la sfida della Fondazione Whitaker: far rivivere, appunto, il vino dei Fenici, prendendosi cura dei vigneti sull’Isola di Mozia, perla storico-culturale del Medi­terraneo. “Questo vino - afferma Alberto Tasca d’Almerita -nasce da un territorio unico: 13 ettari di vigneto, di cui tre risa­lenti all’antica proprietà Whitaker, e 10 reimpiantati dopo anni di esperimenti, con la supervisione dell’Istituto regionale della Vite e del Vino, e la consulenza di Giacomo Tachis, che è uno dei tecnici più accreditati del settore. Qui nascerà l’etichetta firmata da Tasca d’Almerita e prodotta a Mozia: un “Grillo” che arriverà sul mercato alla fine della primavera”. Il primo impianto del vigneto di uva Grillo a Mozia si fa risa­lire all’inizio dell’Ottocento, quando gli inglesi, giunti a Mar­sala, intuirono quanto le condizioni del suolo e del clima fos­sero favorevoli per produrre un vino in concorrenza con il Madera e il Porto, di cui si rifornivano le flotte inglesi. E il Grillo può essere considerato il vino dei Fenici anche se, come sot­tolinea Alberto Tasca d’Almerita, non esiste alcun tipo di docu­mentazione precisa sulla presenza di vigneti sull’isola all’epoca fenicia e punica, quindi in un periodo compreso tra il VII e il IV secolo avanti Cristo.

Del resto, l’isola di Mozia, 40 ettari a poche centinaia di metri di mare dalla punta estrema nord-occidentale della Sicilia, vicino a Trapani, rappresenta uno dei più importanti insediamenti fenici nel bacino del Mediterraneo. Fondata alla fine del secolo VIII dal mitico popolo di navigatori, Mozia conserva un valore inestimabile per l’entità dei reperti archeologici che ancora custodisce. Nei primi anni del Novecento l’isola fu acquistata dall’inglese Joseph Whitaker, che creò un museo e l’omonima Fon­dazione, alla quale oggi è affidata la gestione dell’intero sito. “Un aspetto fondamentale nella storia di Mozia - ricorda ancora Alberto Tasca d’Almerita - è la sua tradizione viticola. Nel 1875 Mozia era coperta di vigneti, quegli stessi che oggi ci impe­gniamo a valorizzare, creando un vino che esprima l’unione della terra da cui proviene”.

La famiglia Whitaker per qualche anno si dedicò alla cura del vigneto, finché non decise di dare priorità agli scavi archeo­logici. Nel 2007 la Fondazione Whitaker decide finalmente di far rinascere la tradizione vinicola e di affidarne la cura ai Tasca d’Almerita, che è oggi una delle famiglie più rappre­sentative nel mondo del vino. Dedita da metà Ottocento alla vitivinicoltura, la famiglia Tasca d’Almerita ha anticipato il successo internazionale e l’interesse mediatico di cui oggi godono la Sicilia e i suoi vini sfruttando le enormi potenzialità della Tenuta Regaleali.

Già a quell’epoca, sugli Annali dell’agricoltura siciliana, l’a­zienda di Regaleali veniva infatti descritta come fattoria modello da additare a esempio per tutta la Sicilia. Il successo è conti­nuato attraverso sette generazioni, sino all’attuale, rappre­sentata da Alberto e Giuseppe Tasca d’Almerita.

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