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La Stampa / Specchio

Nettare da duchi. La cantina di Casteldaccia è anche uno dei marchi storici dell’enologia siciliana. Due le linee (Vini Corvo e Duca di Salaparuta) e due vitigni autoctoni all’occhiello: nero d’Avola e inzolia ... La storia della cantina di questa settimana, la Duca di Salaparuta di Casteladaccia, si intreccia strettamente con la storia del vino siciliano. Creata nel 1824 dall’estro lungimirante di Giuseppe Alliata, principe di Villafranca e duca di Salaparuta, l’azienda partecipò, assieme a una manciata di altri nomi storici (Tasca, Florio, Pellegrino, Rallo, Hopps), alla prima epopea dell’enologia isolana.

Quel bianco da uve inzolia prodotto nell’agro di Corvo - a pochi chilometri da Palermo - diventò celebre in breve tempo, tanto che ancora oggi se ne parla come del più autentico emblema della Sicilia enologica. Gli Alliata gestirono l’azienda, arricchendola di etichette, per oltre un secolo e mezzo, fino a quando fu ceduta alla Regione Sicilia, che l’amministrò attraverso la propria società finanziaria.

Di successo in successo la Duca di Salaparuta è giunta fino ai giorni nostri, precisamente fino al 2001, anno della decisiva svolta che l’ha fatta entrare nell’orbita del gruppo Illva di Saronno, già proprietario del marchio Florio nonché del notissimo liquore Disaronno. Assieme alla Florio, la Duca di Salaparuta è andata a costituire, dal gennaio 2003, il colosso societario Cvds (acronimo per Case Vinicole di Sicilia).

La Duca di Salaparuta produce oggi 14 milioni di pezzi l’anno, divise nelle due linee (si tratta in pratica di due aziende vere e proprie) Vini Corvo, che propone i prodotti più classici, e Duca di Salaparuta, cui sono destinati i vini di livello più alto.

La direzione tecnica del piemontese Carlo Casavecchia e gli utili consigli dell’enologo Giacomo Tachis hanno assicurato, anche negli anni del delicato passaggio societario, la costanza del livello qualitativo, sempre alto in tutte le tipologie. Il Duca Enrico, lo storico nero d’Avola, da sempre termometro dell’azienda, è tornato con l’edizione 2000 sui livelli del leggendario ’92, mentre la gamma si è arricchita di un nuovo rosso, il Suor Marchesa Passo delle Mule, sempre da uve nero d’Avola, di cui attendiamo fiduciosi l’evoluzione futura.

Duca di Salaparuta, Casteldaccia (Palermo), tel. 091/945201

Da provare

Duca Enrico 2000 - Il vino che identifica la Duca di Salaparuta con la storia dell’enologia di Sicilia resta questo grande nero d’Avola, riproposto su livelli di eccellenza. Concentrato al colore, è complesso e ampio al naso; in bocca è caldo, morbido, lungo. Prezzo medio in enoteca: 37 euro

Bianca di Valguarnera 2001 - Duca di Salaparuta ha sempre puntato sui vitigni autoctoni. Il miglior bianco di casa è un inzolia in purezza. Al naso sprigiona intensi sentori di frutta bianca, fiori, macchia mediterranea. In bocca ha corpo e finisce lungo e armonico. Prezzo medio in enoteca: 20 euro

Terre d’Agala 2000 - La Sicilia del vino riscopre antichi vitigni e la loro rilettura in chiave moderna dà spesso prodotti interessanti. È il caso del Terre d’Agala, un rosso da uve frappato che si dona austero. Il naso è ricco di note di frutti rossi e bacche di ginepro. In bocca è pieno ed equilibrato. Prezzo medio in enoteca: 9 euro

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