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La Stampa / Specchio

Libri - Inviato speciale alla sfida dei vini ... Sarebbe piaciuto a Mario Soldati e a Luigi Veronelli, che ridiedero alle vigne la dignità dei classici e portarono i vignaioli in terza pagina e (con più qualità di oggi) nella neonata televisione. Il tempo del vino, annunciato dal titolo, è dunque il tempo del suo “rinascimento”. Ed è il tempo di Paolo Massobrio, che da vent’anni, anche per La Stampa, vive le passioni del buon bere giornalisticamente attento alle sorprese (un Nebbiolo in versione spumante), pronto a riabilitare vini negletti (il crescendo dei vini valdostani). Milanese di famiglia monferrina, Massobrio gioca discretamente con la cultura, raccontando di un Prosecco della bella estate o di un Marzemino per la gloria di Mozart. Ironizza su un Mandrolisai che fa comprare a lungo. Evita il linguaggio astruso di troppi presunti esperti del ramo in gara con troppi presunti critici d’arte. Parla chiaro e asciutto di economia agricola, ma sa farsi narratore di paesaggi, musei e cantine, stagioni, emozioni:davanti alla “solennità del Marsala”, a un “rosso da lacrima”, alla rivincita di un “brut contadino”. Osserva i silenzi degli assaggiatori, cercando di cogliere nei loro volti indizi di soddisfazione. Racconta gli uomini e le donne che hanno strappato il vino al folklore.

Il tempo del vino, di Paolo Massobrio, Rizzoli, 397 pagine, 19 euro. (arretrato de Lo Specchio de La Stampa del 6 maggio 2006)

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