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La Stampa / Speciale Vinitaly

Sicilia: il seme della legalità ... Storia della cooperativa sociale Centopassi che ha impiantato vitigni e produce vini nei territori confiscati alla mafia... Ci sono vini speciali: al di là del loro valore enologico e delle qualità organolettiche hanno una storia da raccontare che merita di essere conosciuta. Arriva dalla Sicilia il vino della cooperativa Centopassi, figlio della volontà di un gruppo di giovani e segnale di un’isola dove ci sono forze che vogliono cambiare e, con tenacia e caparbietà, ci stanno riuscendo. Cento passi è il titolo del bel film di Marco Tullio Giordano che ha fatto conoscere la figura di Peppino Impastato il giovane ucciso dalla mafia nel 1978. Una vicenda esemplare collegata ad un’altra vittima: Placido Rizzotto il sindacalista che finì nel mortale mirino di Cosa Nostra. A lui è stata dedicata la prima cooperativa sociale nata nel 2001 nell’ambito del progetto Libera Terra che ha avuto in assegnazione dallo Stato i terreni appartenuti ad alcuni dei più famosi boss mafiosi, da Riina a Provenzano. Una scommessa ispirata dalla forza propulsiva di don Luigi Ciotti. Il seme della legalità gettato nelle terre tra Corleone e San Giovanni Jato: colline bellissime, paesaggi ariosi, sole caldo, strade di polvere. L’immagine di una Sicilia arcaica che pare non mutare mai e invece si apre e si trasforma. “Abbiamo avuto in affidamento come cooperative 600 ettari di terre, confiscate alla mafia, di questi 65 ettari erano vigneti in gran parte abbandonati o semi distrutti o come diciamo noi motosegati, ovvero con i ceppi tagliati” racconta Gianluca Faraone, il giovane presidente della Centopassi. La cooperativa ha faticato non poco a crescere. Ora sono quattro raggruppate in Libera Terra: tre in Sicilia e una sta nascendo in Puglia. Una scommessa su più fronti: dai campi di grano si è ricavata farina e cominciato a vendere pasta di grano duro, distribuita in tutt’Italia anche dalla Coop. Orti e serre danno verdure, pomodori e quindi conserve. Dalle vigne rimesse in sesto ecco i grappoli di uve catarratto e nero d’Avola diventare vino. I trenta giovani della cooperativa che durante la vendemmia arrivano a sessanta non sono soli. Per la sistemazione e le scelte agronomiche si sono avvalsi dalla consulenza di Federico Curtaz, un valdostano-piemontese che, dopo aver lavorato alla corte di “re Gaja”, il signore del Barbaresco, ha deciso di mettere radici in Sicilia, attorno all’Etna. In cantina un’altra consulenza eccellente: Beppe Caviola, uno dei guru dell’enologia con base a Dogliani, la patria del dolcetto, nell’Albese. Con questi appoggi tecnici, superando problemi burocratici e difficoltà organizzative notevoli, la cooperativa ha mosso i primi passi “quel nome ci è di stimolo”, annota ancora Faraone. Anno dopo anno, vendemmia dopo vendemmia i vini si sono affinati: oggi la produzione è di circa 200 mila bottiglie. Dal 2009 è stata inaugurata una cantina nuova a San Cipirello. Ai vitigni autoctoni si sono aggiunte esperienze nuove come lo syrah, etichettato con il nome Marne di Saladino. Ogni vino della cooperativa è dedicato in etichetta ad una della vittime della mafia, da Pio La Torre al sindacalista Nicolò Azoti. Al Vinitaly ci saranno anche loro con due nuovi vini un Igt Sicilia bianco e uno rosso. “Vogliamo raccontare la nostra storia, ma non temiamo i confronti sulla qualità enologica”, dicono con orgoglio i ragazzi della Centopassi. I loro vini escono dalla cantina con prezzi tra sei e sette euro a bottiglia. Il valore aggiunto che contengono è racchiuso nel sorriso della foto ricordo che fanno ad ogni vendemmia: anno dopo anno, passo dopo passo. Buon cammino.

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