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La Stampa / Tempo Libero

In cantina - L’Asprino e le lacrime del cielo ... La vite è l’appendice vegetale della mia storia e perpetua passione e sostanza normanna di aglianica memoria». Chi scrive è un poeta e quindi un vignaiolo. All’anagrafe fa Corrado Caputo, ma essendo il 13° figlio di una famiglia di vignaioli dal 1890 nato con in dote tre nipoti, tutti lo chiamarono Zicorrà. E Zicorrà è un umile vignaiolo che m’ha colpito giorni fa al Castel dell’Ovo di Napoli mentre faceva degustare i suoi vini.

Aveva un superbo Aglianico del Terre del Volturno, aveva una Falanghina del Sannio di buon equilibrio e persino il Gragnano un po’ frizzante; ma il vino che ha preferito farci assaggiare è stato l’Asprino di Aversa, che nella sua cantina producono da quattro generazioni. Aveva un colore giallo paglierino brillante, al naso evocava il biancospino e la pera, con note di freschezza simili al limone.

E come mi è piaciuto con le trecce e le mozzarelle dell’antica Latteria di Tramonti. Tra i suoi prodotti c’è anche il glorioso Lacryma Christi, rosso, bianco e rosato, così chiamato perché la leggenda narra che Lucifero cacciato dal Paradiso si portò via un pezzo di terra che divenne il Golfo di Napoli. Dal Cielo scesero lacrime di sangue che generarono viti rigogliose. «Amo le leggende e la devozione semplice e popolare ­ dice Zicorrà ­ ma ancor di più i tempi infiniti della natura e la forza che essa genera.

Anche Zicorrà è una potenza della natura: ha trasmesso ai figli Mario e Nicola la sua passione, tanto che oggi fanno questi vini splendidi con lui, seguiti da un principe dell’enologia come Lorenzo Landi. Hanno tre linee di gran pregio: Zicorrà, Taurasi a Campanus (il Lacryma) e poi l’intera gamma dei prototipi del Sannio, del Vesuvio, dell’Irpinia e dell’area napoletana. E sono dei grandi, un po’ poeti, navigatori e santi.

Caputo, Carinaro (CE), tel. 081/5033955, una bottiglia di Asprino: 7 euro circa

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