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La Stampa / Tempo Libero

Il nostro Gutturnio quotidiano ... Dai ristoranti alle case, dai locali celebrati alle trattorie di paese, il vino assume un volto ben diverso, ma non per questo meno piacevole. Si beve attorno a e 3/5 la bottiglia, per capirci, ma si beve bene. Angelo Ponzo di Milano mi ha servito un Gutturnio memorabile, prodotto a Ziano Piacentino da Roberto Civardi. Aveva un invitante rosso rubino intenso, al naso era pulito e carico di viola mammola, in bocca elegante, pieno, talmente piacevole, coi suoi tannini ammandorlati, da pulire il palato ad ogni boccone. E’ di un’azienda sconosciuta a guide e guru, che vende il suo Gutturnio anche sfuso e che lavora con un’antica passione carica di moralità. Pochi giorni dopo a Gabbioneta, nella pianura cremonese, eccoci in una di quelle aziende che da sempre servono i clienti e le trattorie della zona (come il grande Umbreléer di Cicognolo). Sandro Tonghini (tel. 0372844321) prende il vino a Ziano Piacentino, che a questo punto è da eleggere capitale del Gutturnio e della Malvasia secca, visto che il suo vino ci ha dato le medesime fragranti emozioni dell’azienda precedente. Era profumata quella Malvasia, aveva i sentori vivi dei fiori a primavera. Ed anche il Gutturnio, vino vivace da uve barbera e croatina aveva un che di caratteristico e ammaliante. Quando abbiamo chiesto i prezzi, intorno ai
e 3, siamo rimasti sbaccaliti: è ancora possibile bere il vino quotidiano. Basta conoscere questi uomini i Civardi o i Tonghini, che hanno marcato l’onda della qualità, benché siano rimasti in ombra, dietro ai rossi e ai bianchi con qualche zero in più attaccato al numero degli euro. Comunque grazie che esistete (e resistete) pure voi. Il nostro Gutturnio quotidiano

14/2/2004

Dai ristoranti alle case, dai locali celebrati alle trattorie di paese, il vino assume un volto ben diverso, ma non per questo meno piacevole. Si beve attorno a e 3/5 la bottiglia, per capirci, ma si beve bene. Angelo Ponzo di Milano mi ha servito un Gutturnio memorabile, prodotto a Ziano Piacentino da Roberto Civardi. Aveva un invitante rosso rubino intenso, al naso era pulito e carico di viola mammola, in bocca elegante, pieno, talmente piacevole, coi suoi tannini ammandorlati, da pulire il palato ad ogni boccone. E’ di un’azienda sconosciuta a guide e guru, che vende il suo Gutturnio anche sfuso e che lavora con un’antica passione carica di moralità. Pochi giorni dopo a Gabbioneta, nella pianura cremonese, eccoci in una di quelle aziende che da sempre servono i clienti e le trattorie della zona (come il grande Umbreléer di Cicognolo). Sandro Tonghini (tel. 0372844321) prende il vino a Ziano Piacentino, che a questo punto è da eleggere capitale del Gutturnio e della Malvasia secca, visto che il suo vino ci ha dato le medesime fragranti emozioni dell’azienda precedente. Era profumata quella Malvasia, aveva i sentori vivi dei fiori a primavera. Ed anche il Gutturnio, vino vivace da uve barbera e croatina aveva un che di caratteristico e ammaliante. Quando abbiamo chiesto i prezzi, intorno ai
e 3, siamo rimasti sbaccaliti: è ancora possibile bere il vino quotidiano. Basta conoscere questi uomini i Civardi o i Tonghini, che hanno marcato l’onda della qualità, benché siano rimasti in ombra, dietro ai rossi e ai bianchi con qualche zero in più attaccato al numero degli euro. Comunque grazie che esistete (e resistete) pure voi.

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