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La Stampa

Lo scandalo metanolo - Dalla crisi al rilancio, la crescita del mercato di qualità ... Al tempo del caso metanolo le sorti del vino italiano toccarono quello che sembrava il "punto di non ritorno", e invece da quella Caporetto partì il colpo d’ala che prima non veniva e che, forse, solo tanta rabbia e dolore degli onesti poteva generare. Oggi la nostra enologia è ai vertici mondiali, ma la lezione nata da quel dramma resta. "Mi trovavo a New York quando la notizia si diffuse come una botta di terremoto - ricorda Bruno Ceretto - subito ho pensato: qui non venderemo più una bottiglia, ma immediatamente dopo mi sono reso conto che alla lunga quella tragedia poteva innescare un fatto positivo, perché avrebbe fatto crescere la rabbia di chi lavorava onestamente e si sarebbe scatenata la volontà di crescere, di migliorare. Dopo il metanolo nacque anche una maggiore attenzione da parte degli enti pubblici e vennero i fondi per incentivare la qualità. Abbiamo imparato a far fronte comune contro le pecore nere". Ezio Rivella, guru dell’enologia nazionale e prossimo presidente dell’Unione Italiana Vini, condivide, e aggiunge un altro elemento al discorso: "A mettere la ali al settore, dopo di allora, è stato soprattutto l’interesse della classe medica per gli effetti benefici del consumo moderato del vino, si è passati da un’immagine di morte a un’immagine di vita. Prima si parlava solo di alcolismo, di danni alla salute, dopo tutto è cambiato: è nata una cultura diversa che è destinata a durare. Oggi comunque un caso metanolo non credo sarebbe più possibile, la gente ha imparato a scegliere e a distinguere. Un tempo il vino era una bevanda che doveva costare poco, il che favoriva ogni sorta di manipolazione, adesso tutti sanno che la qualità ha il suo prezzo". Pio Boffa, erede di Pio Cesare, scuote la testa come chi vuole cacciare un’immagine da incubo: "Non voglio pensare al metanolo, è troppo brutto ipotizzare che una tragedia con tanti morti abbia potuto innescare in qualche modo un fatto positivo, certo è che dopo di allora il mercato dei vini di qualità ha cominciato a volare. Sono stati 15 anni d’oro per il vino e sono certo che nessuno si arrischierebbe a commettere gli errori di una volta. Ciravegna? Pace ai suoi ultimi anni di vita". Dall’Umbria Marco Caprai, produttore del celebre Sagrantino di Montefalco, commenta: "Oggi la gente vive il mondo del vino. Le porte delle cantine sono aperte, chiunque può vedere come si lavora. Via le ragnatele e le botti piene di misteri. E’ il pubblico che fa da migliore garanzia, più l’attenzione sul settore è viva, meno Ciravegna possono esserci". A Jacopo Biondi Santi, grandissima firma del Brunello, la considerazione conclusiva: "Il caso metanolo interessava vini di bassa lega. I grandi vini italiani, invece, non sono nemmeno stati sfiorati da questa tempesta, hanno continutao la loro strada e hanno spazzato via i francesi da molti mercati. Il segreto? La grande tipicità legata al territorio che nessuno nel mondo può vantare come noi".

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