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La Stampa

L’improvviso benessere delle monocolture adesso va imbrigliato ... Non c’è tempo da perdere in questo vuoto legislativo: gli speculatori dei nuovi vigneti si sentono autorizzati a continuare sbancamenti, nuovi impianti, per non parlare di nuove cantine. Qui il cattivo gusto non manca. Così come non c’è dubbio che in questa situazione deve intervenire l’Assessore all’Agricoltura con quelle dell’Assessore all’Ambiente.
Non è un problema che riguarda soltanto la zona del Barolo, situazioni similari si trovano in altre zone baciate da improvviso benessere. Ma il territorio del Barolo rischia di essere il più compromesso e mi fa specie notare l’impotenza dei sindaci ... Le cantine diventano invadenti su di un territorio così antropizzato ... vedi Parusso e Aldo Conterno. Mi rendo conto che le esigenze produttive sono alte e richiedono spazi, ma avanti di questo passo dove andremo a finire ? Tutto ciò mentre il Castello della Volpe cade a pezzi e se è vero come è vero che ospitò Silvio Pellico, immaginate se il nostro scrittore risorgimentale potesse vedere lo stato di abbandono dell’immobile e ancor più, il florilegio di costruzioni che stanno rovinando uno dei punti di osservazione più belli della valle del Barolo ... L’azienda Marchesi di Barolo ha l’obbligo morale, essendo proprietaria del Castello della Volpe, di riadattarlo in proprio o con terzi, per ridare dignità a questo patrimonio. Non basta portarlo come blasone sulle etichette, tra poco l’effige riprodotta non corrisponderà più alla realtà. Oggi potenziali finanziari di pochi produttori sono così potenti da rendere ridicole le somme di allora, ma la brama di produrre sempre più, pagando pochissime tasse, riesce a far del danno all’ecosistema.
Non c’è più nulla da spremere su questo territorio: se lor signori vogliono investire, il mondo è pieno di vigne. Fermate le mani e le ruspe dalle colline del Barolo. Chi conosce la nostra storia e la miseria che per secoli ha segnato queste terre rimane sbalordito da questo eccessivo sviluppo.

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