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La Stampa

Barolo al top di Wine Spectator: Pio Cesare settimo nel mondo e primo dei piemontesi ... «Un tributo al lavoro di generazioni, ai nostri vini, alle uve e all´intero territorio. Un successo non solo per la famiglia ma per tutto il modo del barolo». Così Pio Boffa commenta il prestigioso riconoscimento della bibbia mondiale dell´enologia: Wine Spectator ha incoronato il Barolo Pio Cesare nella top ten delle migliori etichette (compaiono quattro vini italiani). Il Barolo `97 Pio Cesare - primo dei piemontesi - ha raggiunto il settimo posto. Wine Spectator l´ha giudicato degno della top ten «non solo per la qualità ma anche per la disponibilità sul mercato ed il prezzo» ... «La nostra famiglia - spiega Pio Boffa, pronipote del fondatore - ha 120 anni di storia nel mondo del Barolo e del Barbaresco. Il Barolo ha contribuito in modo determinante al consolidamento dell´immagine dei vini piemontesi e in particolare di Langa. Il successo? La grande cura delle vigne, la diminuzione delle rese e l´attenzione per un prodotto sempre più raffinato. La politica della nostra famiglia è sempre stata di puntare a soddisfare il cliente negli anni, un innamoramento a lungo termine». E aggiunge: «Il futuro? Più che roseo. Dopo il Barolo `97 abbiamo altre 4 annate in cantina tutte di alto livello. Dal `95 a oggi sono sette le grandi annate per Barolo e Barbaresco: vini rispettati, conosciuti e desiderati. Dobbiamo camminare in simbiosi con il territorio. E l´accoglienza è diventata un fattore inscindibile. Abbiamo girato il mondo da metà degli anni Sessanta e insistevamo per portare la gente a vedere le nostre terre. Oggi questa gente è arrivata e abbiamo una grande opportunità, si deve lavorare con coraggio e con lo spirito da `´langhetti´: piedi ben saldi a terra». Sul futuro e le prospettive del Barolo Luigi Cabutto, presidente dell´Enoteca del Barolo indica Pio Cesare ad esempio: «Il riconoscimento è per tutto il territorio; Pio Cesare ha vigneti nei cru primari e ha investito molto. Pio Cesare ha creduto sempre molto nel territorio, senza mai abbandonarlo e non ha mai creato nomi di fantasia al vino ma: l´ha sempre chiamato barolo. Il riconoscimento deve essere uno stimolo per i produttori minori». Cabutto sottolinea le linee per il futuro, che sono state tema di una riflessione e di un confronto in occasione dei 20 anni di docg: «Continuiamo ad affacciarci sui mercati mondiali per portare il made in Italy che ci fa apprezzare. L´impegno è a mantenete rigore e severità da parte dei produttori. Oggi la produzione è di 8 milioni di bottiglie l´anno. Con i nuovi vigneti si arriverà a 8,5-9 milioni. Indispensabile la selezione in vigna contenendo le rese per ettaro. E´ la qualità che premia, che deve essere capita. Dietro un bicchiere ci sono le colline, la cultura. Oggi il barolo è più conosciuto all´estero che non in Italia. E´ ancora il grande assente dalle grandi tavole della ristorazione italiana». Per raccontare il rapporto fra i giovani e il vino Go Wine ha promosso un concorso letterario «Bere il territorio», riservato a chi ha più di 18 anni e meno di 30 (la scadenza è il 31 gennaio). Go Wine chiede di descrivere perché i giovani hanno avvicinato il vino, cosa li ha attratti, cosa s´attendono, per una riflessione sul consumo del vino da parte delle nuove generazioni.

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