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La Stampa

Nei brindisi il rosso batte le bollicine. Gli italiani disposti a pagare sino a 123.000 lire un grande vino invecchiato ma non oltre 115.000 per champagne e spumanti ...Martelli (Assoenologi): durante le festività di fine anno il consumo complessivo sfiorerà i 1000 miliardi di lire

E’ la vera sorpresa del brindisi di Natale: un vino rosso invecchiato di qualità supera nei desideri degli italiani spumanti e champagne. I dati raccolti dall’Osservatorio del Salone del Vino in 400 enoteche dimostrano che il consumatore medio è disposto a spendere fino a 123 mila lire per un «rosso» mentre la spesa massima per una bottiglia di «bollicine» arriva fino a 115 mila lire. Non solo: la spesa media per spumanti e champagne è comunque leggermente inferiore a quella per altri vini. Il motivo di questo successo ? Secondo i responsabili dell’Osservatorio «il rilancio di rossi e bianchi basato sul continuo miglioramento della qualità ha determinato una sensibile lievitazione dei prezzi delle bottiglie di maggior pregio ed in particolare proprio di quelle che non appartengono alla categoria delle “bollicine”».
E questi dati, insieme a quelli raccolti ed elaborati dall’Assoenologi subito dopo Natale fanno dire al direttore generale, Giuseppe Martelli, che «l’anno che si sta per concludere per il settore vitivinicolo non è certo andato male». Le stime parlano di un consumo complessivo che si avvicina ad un valore di quasi mille miliardi di lire, quattrocento dei quali derivanti dalle settanta milioni di bottiglie di spumante italiano stappate nel nostro paese (130 nel mondo). Secondo Martelli si tratta di un dato estremamente interessante visto che «gli italiani non sono grandi bevitori di spumanti. Ne consumano infatti mediamente 2,5 all’anno per persona contro le quattro dei francesi e le cinque dei tedeschi». L’altra faccia della medaglia è che l’Italia «è tra i maggiori produttori al mondo ed è il paese che può garantire con le sue 250 milioni di bottiglie la maggior offerta di tipologie e di varietà per tutti i gusti e per tutte le tasche».
Ma è tutto il settore che tira. Spiega ancora il direttore Assoenologi: «I primi consuntivi in nostro possesso mettono in luce incrementi di vendite in Italia, ma soprattutto all’estero, per molte nostre aziende». Ad essere richiesto è, soprattutto il vino di qualità. Un dato su tutti: «Nel 2001 per la prima volta le esportazioni del prodotto in bottiglia supereranno quelle di vino sfuso». Le conseguenze? Più che positive: «Assoenologi prevede che l’introito valutario raggiungerà e forse supererà i cinquemila miliardi contro i 4600 del Duemila». Le previsioni si basano sui risultati dei primi nove mesi di quest’anno che evidenziano un incremento del 15,5 per cento in valore e del 9 per cento in volume». Si prospetta un 2002 tutto roseo? Martelli incrocia le dita: «Certamente anche nel nostro settore l’onda lunga dell’11 settembre si farà sentire, ma sapere che il nostro imbottigliato fa registrare un +18% in valore e un +11% in quantità negli Stati Uniti ci fa ben sperare». Anche perché l’export made in Italy cresce anche in Germania (11% in valore e 6% in quantità), nel Regno Unito (+21% e +13%) e nei paesi dell’Asia Orientale (+11% e +10%) a «riprova che il vino italiano piace e che la qualità, a tutti i livelli, premia».

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