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La Stampa

Dalle anfore di argilla il vino del futuro. Angiolino Maule (La Biancara a Gambellara - Vicenza - tel. 0444/44244) ... convinto che la Garganega fosse la migliore uva del mondo. E, assaggiando il suo Gambellara superiore “Sassaia” (Garganega e Trebbiano), si comincia a capire che un fondo di verità c’è. Se poi vi capitasse di sorseggiare il Pico de Laorenti (omaggio al lavoratore), prodotto con le migliori uve Garganega surmature e affinate in botte di legno grande, la prima intuizionne diventa certezza ... Angiolino crede nella Biodinamica secondo il motto di “Non togliere e non aggiungere nulla all’uva”. Quindi, niente concimazione dei vigneti, niente solforosa, niente lieviti. Persino i filari, in vendemmia, vengono passati tre volte, perché la maturazione dei grappoli è scalare. Adesso s’è incaponito con le anfore di argilla e, come Gravner ad Oslavia ha messo il suo vino sia in anfore interrate in cantina, sia in giardino. Perché? “Pensi all’acqua mi dice qulla delle falde acquifere è pura e senza sostanze organiche: l’argilla che c’è nei terreni la depura. E allora? “La stessa operazione può fare l’argilla delle anfore col vino per cui non ci sarà più bisogno di solforosa per conservarlo”. Per ora siamo ai preliminari, ma presto le sue 35 mila bottiglie usciranno dalle antiche anfore della Georgia ed i colori saranno ancora più carichi di luce di quanto non lo siano oggi. Una silenziosa innovazione che sa di antico si sta ormai facendo strada a macchia d’olio.

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