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La Stampa

Campari investe nei grandi vigneti. Dopo l´acquisto di «Sella & Mosca» altre strategie enologiche ... E´ curioso il fatto che un´azienda nata come piemontese in terra sarda (fondata dall'ingegner Sella, discendente dello statista Quintino e dall´avvocato Mosca, cent'anni fa), sia arrivata in mani di una grande multinazionale, creata però da un altro intraprendente imprenditore del Piemonte, il novarese Gaspare Campari. Il gruppo ha acquistato dai Bonomi la Zedda Piras (la prima e più antica azienda liquoristica dell'isola con 2,5 milioni di litri al suo attivo), che a sua volta controlla il 67,62 per cento di «Sella & Mosca». La grande tenuta è ancora in parte del gruppo Bonomi (10 per cento) e per il 22,38 per cento della Sfirs, legata alla Regione Sarda. Stando alle intenzioni annunciate dal chief executive della Campari Marco Perelli Cippo, questa operazione rappresenta solo un primo passo per entrare nel mondo del vino (peraltro già il marchio Cinzano è Campari). «Stiamo valutando varie ipotesi - annuncia senza sbilanciarsi l'amministratore delegato - ma alcuni contatti ci sono ed entro fine anno forse qualcosa andrà in porto». La «Sella & Mosca» è destinata, dunque, ad essere una testa di ponte verso il settore, ma l'acquisizione va letta anche in altra chiave: un nome di prestigio, un'azienda sana dal punto di vista economico e di grande immagine, in grado di diventare uno dei «salotti buoni» della Campari. Del resto il mondo del vino affascina ed attira sempre più capitali ed attenzioni dei «media». Ma occorre fare i conti con una differenza sostanziale, che Marco Perelli Cippo sembra aver compreso molto bene: qui c'è di mezzo la natura con i suoi capricci, una manualità e tradizione antica, dai ritmi ben diversi dalla fretta delle multinazionali. Presentando il nuovo piccolo gioiello della Campari ad Alghero infatti, Perelli Cippo, mentre snocciola sicuro dati sull'azienda madre con modestia, per parlare della tenuta si affida alle capaci mani di Mario Consorte (è anche presidente degli enologi ed enotecnici italiani). Quarant'anni di vita dedicati alla «Sella & Mosca». Tanto da conoscerla palmo palmo: 500 ettari di vigneti, in una proprietà di 650 ettari totali, tra le più grandi d'Europa. Un mare verde di vigneti a due passi da quello azzurro di Sardegna, allevati su terreni che raccontano la storia dell'isola, dagli strati vulcanici all'argilla a quelli di sfaldamento. Azienda in corpo unico in una sorta di altopiano, accudita da oltre cento dipendenti fissi e da centinaia di stagionali per un totale di 25 mila giornate di lavoro annue. Con impianti di irrigazioni ed attrezzature sperimentali, ma dove si mantiene l'inerbimento tra i filari. Un mix di tradizione e modernità che sta molto a cuore a Consorte, fiero tra l'altro dei 3 bicchieri della guida Slow Food ottenuti per il Marchese di Villamarina Alghero doc '97, in cui a tratti si intuisce il profumo degli oli di eucalipto captati dai grappoli. La «Sella & Mosca» arriva sul mercato con oltre sette milioni di bottiglie di cui fanno parte anche vini prodotti in Gallura e negli 80 ettari del francese Domaine de la Margue. E funziona anche la «joint venture» con il Governo cinese nei 200 ettari di vigneti (Cabernet, Merlot e Sauvignon) a Chindau. Dove il caparbio Mario Consorte sta tentando (non senza difficoltà), di spiegare ai contadini cinesi dalla rigida mentalità, l'importanza della pratica del diradamento dei grappoli, per la qualità del prodotto. Impresa ardua.

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