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La Stampa

Grandine sul barolo, il 2002 perde le stelle. I produttori: «La speranza è che splenda il sole fino a ottobre» ... L´annata 2002 ha perso le stelle. La superserie di vendemmie positive iniziata nel 1995 si è interrotta sotto la pioggia e la grandine di questa fine estate da brividi. Il colpo di grazia martedì sera: le colline attorno a Barolo, sono state battute dalla tempesta. Un bombardamento che ha colpito, oltre a Barolo anche La Morra, Serralunga, Castiglione Falletto. Vigneti devastati nei «sorì» Brunate ai Cannubi, nomi che evocano grandi bottiglie d´autore. E´ il cuore dell´isola, composta da 11 comuni, dove si coltiva ogni anno il vitigno nebbiolo per la produzione di circa 8 milioni di bottiglie di Barolo. «E´ probabile che quest´anno ci fermeremo a meno della metà - commenta Giovanni Minetti, presidente del Consorzio dei vini d´Alba - i calcoli più precisi li faremo più avanti, manca ancora più di un mese dalla vendemmia, l´annata era già difficile ora lo sarà ancora di più, ma non è perduta». Ieri, nel pieno dello sconforto e della rabbia, c´era chi tra i produttori paventava la scelta di declassare tutta l´annata e non produrre Barolo. Nel Dopoguerra è successo una sola volta, nel 1972. «Non sono d´accordo - annuncia Minetti, impegnato in riunioni con enologi e responsabili delle aziende - questa grandinata non ha devastato tutta la zona della docg, ci sono aziende che le loro uve potranno portarle regolarmente in cantina, vinificarle e affinare il vino, come sempre. Dovremo agire sulle rese facendole scendere di un venti per cento dagli abituali 80 quintali a ettaro, per obbligare ad una selezione rigorosa dei grappoli che escluda quelli colpiti dalla grandine e dalle muffe causate dalla forte umidità». Gli alleati dei viticoltori ora sono due: vento e sole. Il primo per asciugare in fretta gli acini, il secondo per completare la maturazione, finora molto irregolare. Nel 1995, una grandinata simile venne «assorbita» in tempo. Michele Chiarlo, da Calamandrana, ha vigne di barbera nell´Astigiano e di nebbiolo nella zona del barolo. «Contro la grandine c´è poco da fare, per il resto in annate così piovose si salva chi ha diradato con accortezza, evitando stress produttivi alle piante». «Sarà più difficile anche vinificare, ci potranno essere cadute di colore, fermentazioni stentate e scarsa gradazione - spiega Vincenzo Gerbi, docente di enologia alla facoltà di Agraria a Torino - bisognerà intervenire, con l´osmosi per sottrarre acqua agli acini o con arricchimenti zuccherini di mosti concentrati, ma non con il normale zucchero di casa, che da noi è proibito, mentre i francesi lo usano da sempre». Questione sempre aperta e che, considerando l´andamento dell´annata, tornerà sicuramente a far discutere e non solo in Piemonte, dove l´intera produzione si stima sarà inferiore del 10% sull´anno scorso, quando si fermò a poco più di 3 milioni di quintali di uva. Il 2002 del vino si annuncia dunque tutto in salita, compresi i segnali che arrivano dai mercati, dove però un´annata «normale», da non destinare ai lunghi invecchiamenti, potrebbe anche essere valutata come calmieratrice dei prezzi, schizzati in alto in questi ultimi anni ben oltre il tasso d´inflazione.

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