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La Stampa

Nuove proposte. Ad Asti chiude la «Douja» e decolla l´agroalimentare ... Dopo un accordo sofferto sul prezzo del moscato (resa della quota a docg scesa a 70 quintali per ettaro e prezzo al miriagrammo d´uva fissato tra gli 8,47 e gli 8,99 euro), che è stato definito dall´Assessore regionale all´agricoltura Ugo Cavallera: «Un sacrificio che deve far comprendere come alle sorti dell´Asti spumante sia legata tutta la filiera», Asti si prepara ad inaugurare un «nuovo corso». Lo ha fatto con la Douja d'Or, in cui, pur mantenendo il concorso nazionale (334 i vini premiati di tutte le regioni d´Italia), si sono voluti sottolineare soprattutto realtà e primati dell´area piemontese ed astigiana in particolare. Lo stesso filone seguito anche da «Asti produce gusto e genuinità», rassegna organizzata dal Comune, con lo scopo di accendere i riflettori sulle realtà agricole del contado alla riscoperta di una «ruralità» che pareva destinata a svanire quando la città aveva trovato nell´industria il suo principale motore di sviluppo. Asti è però rimasto anche un comune agricolo, con oltre 700 ettari di vigne (tra questi anche i cento del Castello del Poggio a Portacomaro, una delle tenute di casa Zonin, dove l´enologo Franco Giacosa sta rilanciando la coltivazione del grignolino), aziende zootecniche e del comparto frutta, apicoltori, orti. E Asti vuole giocarsi anche il ruolo geografico strategico al centro della grande fascia enologica piemontese ospitando la sede del «Distretto del vino Langhe, Roero e Monferrato». Alla necessità di coordinare interventi e strategie è stato dedicato un incontro con operatori del settore, esperti di marketing, giornalisti e docenti universitari.

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