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La Stampa

Serve uno sforzo comune: nell´agroalimentare lasciar da parte i fondamentalismi ... Quali sono gli elementi caratterizzanti il made in Italy: la materia prima o il processo di trasformazione? Sembra che su questo tema si sia aperta una ennesima querelle nel sistema agricolo italiano. Ancora una volta i rappresentanti del mondo della produzione agro-alimentare si sono divisi e pare lavorino per approfondire le divergenze piuttosto che fare uno sforzo comune per difendere tutta la filiera. Non c'è alcun dubbio che l'elemento caratterizzante principe del made in Italy nel settore agro-alimentare sia l'origine italiana della materia prima. Come fare a pensare ad un ottimo Brunello di Montalcino o ad un olio extravergine della terra d'Otranto e non legare l'aroma, il profumo ai territori, al clima, alla cultura secolare che determinano le caratteristiche fondamentali dell'uva di Montalcino o delle olive della terra d'Otranto? Tuttavia ciò non va preso in senso assoluto perché esistono importanti filiere del settore agro-alimentare dove la materia prima non fornisce alcun elemento di caratterizzazione essendo il processo di trasformazione l'elemento distintivo del made in Italy. Pensiamo alle tipiche miscele di caffè italiano oppure agli storici e caratteristici cioccolatini italiani che hanno conquistato il mondo come i «Baci» Perugina, per non parlare dei tradizionali panettoni e pandoro dove non è certo la materia prima a caratterizzare l'italianità del prodotto, data, al contrario, dalla tecnologia e dal processo di lavorazione tipico dell'industria italiana. Evidentemente tra questi due estremi, dove credo facilmente tutti possono riconoscersi, esistono diversi altri casi di filiere che hanno caratteri distintivi in cui materia prima e trasformazione industriale si compenetrano con la prevalenza dell'una o dell'altra. Tipico esempio è la pasta di grano duro italiana dove nessuno può negare che sia la tecnica di lavorazione ad essere l'elemento distintivo del made in Italy anche perché si produce nel mondo (Usa, Canada, Turchia, ecc.) un ottimo grano duro che spesso viene usato anche dai produttori italiani. Ciò non toglie che se parliamo di pasta italiana non si può negare che la materia prima abbia un ruolo non secondario. In fondo non è poi così diverso da ciò che accade negli altri settori dell'industria nazionale. Ci sono forse dubbi sul fatto che la materia prima: «marmo di Carrara» sia caratterizzante del made in Italy identificando i più raffinati pavimenti di mezzo mondo con un "pezzo" di Toscana, nè più e nè meno di come accade per i graniti sardi. Al contrario l'industria tessile si avvale quasi esclusivamente di materia prima importata: nessuno può mettere in dubbio che le cravatte di Marinella fatte con la seta asiatica siano una espressione tipica del made in Italy. Speriamo di poter chiudere definitivamente questa querelle, facendo tutti uno sforzo costruttivo lasciando da parte i fondamentalismi e cercando di fare, almeno per una volta, gioco di squadra nel difendere uno dei più grandi e preziosi patrimoni italiani quello del made in Italy agro-alimentare che, tra l'altro in questi tempi di crisi economica, è uno dei pochi settori che tirano l'economia e vedono il nostro paese raggiungere primati nell'export fino a poco tempo fa impensabili. Basti pensare ai traguardi del vino italiano negli Usa o alla crescita dell'industria dei salumi italiana in Giappone, ecc. ecc.

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